Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
G. VOLPE, Ottobre 1917. Dall'lsonzo al Piave GIOACCHINO VOLPE, Ottobre 1917. Dall' T8onzo al Piave. d'Italia, Milano-Roma, 1930. L. 10. 495 Libreria Il libro intenae << solo dare ai non tecnici, cioè al maggior nu– mero possibile d'ita.liani, un'idea d'insieme, possibilmente esatta, libera da spirito polemico, di quegli accadimenti tragici e grandi, visti in qualche connessione con tutta la vita italiana d'allora>>. Divulgazione dunque ? ,Sì, ma di quella buona, come può farla soltanto una salda tem– pra di storico, che negli sguardi d'insieme sa tenere il massimo equili– brio e non perde di vista il particolare in quanto abbia storicamente importanza; che tende sempre, ad illuminare e spiegare più che a pro– nunziare sentenze di condanna, come generalmente avviene quando si narra una storia in gran parte. vissuta. Tanto che il libro potrebbe anche intitolarsi: « Impressioni d'uno storico sull'anno critico della guerra italiana>>. Anno critico perchè il 1917 ? E viene in mente la ritirata di Capo– retto con tutto il cumulo di ragioni buone e cattive che l'avrebbero de– terminata, come se quell'infortunio militare (ed esso soltanto) fosse tutta la guerra; come se, essendo seguìta all'infortunio una immediata ripresa, la quale rappresentò veramente la fase risolutiva del conflitto, quelle ragioni apparentemente valide per spiegare il crollo, non diven– tassero un controsenso per spiegare il subitaneo risorgere della combat– tività e della volontà di vincere. La verità è che, a voler troppo sillogizzare nella storia con la ri– cerca delle cause, si .finisce col cascare nell'assurdo e nell'irrazionale. E allora il meglio che si possa fare è il lasciare la parola ai fatti. Nel 1917 gli Imperi centrali erano virtualmente sconfitti. La guerra sottomarina non aveva dato i risultati sp_erati, anzi doveva provocare l'intervento americano. Le offensive, tanto sul fronte francese quanto su quello italiano, fallivano. L'Austria, agli estremi, si era inutilmente indotta a un tentativo di pace separata. Dopo l'offensiva italiana del– l'agosto, le ,sue condizioni erano siffattamente peggiorate che l'impera– tore Carlo do;vette invocare l'aiuto della Germania. Il fronte italiano assumeva così quell'importanza decisiva, che i nostri alleati non avevano mai voluto riconoscere. E ciò avveniva proprio quando il nostro esercito era logorato e stanco, non aveva troppa fiducia nei capi, era alimentato da forze combattenti insufficientemente preparate. Logoramento e stanchezza, aggravati da dissidi di razza, c'erano anche nell'esercito austriaco; ma qui agiva come correttivo l'odio seco– lare contro l'Italia. Da noi invece la scissione avvenuta al principio del conflitto mondiale tra neutralisti e interventisti era rimasta viva; anzi, le non previste difficoltà, la defezione russa, le vociferaizioni pacifiste, l'avevano resa più acuta. E c'era anche di peggio. Le polemiche sugli scopi della guerra avevano finalmente messo a nudo, in tutta la sua cru– dezza, l'equivoco delle multiformi frazioni dell'interventismo, le quali inizialmente d'accordo nel sostenere la necessità della guerra senza darsi pensiero della diversità e talora della opposizione dei fini taciuti o non apertamente confessati, contribuivano ora a confondere le idee e ad accrescere il senso di insofferenza e di fiacchezza in chi (ed era una buona maggioranza degli Italiani) di quella necessità non era persuaso BibliotecaGino Bianco
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