Pègaso - anno II - n. 10 - ottobre 1930
G. ,R.A.NIOLO, Lo spirito e l'arte àell' cc Orlando Furioso» ecc. 491 di un'unica idea iniziale, sembra si vada di galoppo, dimentichi d'ogni altro, per la seconda maniera, all'osservazione estetica pura e semplice, libera da ogni presupposto, al notare, al sottolineare e spiegare instan– cabilmente i pa:r;ticolari stilistici, alla parafrasi, al commento abbon- dantissimo. , E i pericoli furono già additati da molti, a proposito del Momi– gliano. :ID verissimo che dai singoli frammenti (e magari da uno solo di essi), sapientemente analizzati, dalle qualità poetiche che vi brillano, partitamente intuite, dovrebbe sorgere alla fip_ela visione intera del poema, la ,fisionomia poetica dell'Ariosto perfettamente ricostruita. Ma come si potrà rettamente giudicare di ogni singolo tr1;1,tto,approfondire,. scavarne la verità, se non si ha almeno una traccia, un'idea generale sul carattere del poeta? È un caso in cui non si può veramente giudicare senza « pregiudizi» ; e i pregiuò.izi bisogna saperseli fare, considerando pdma nell'assieme tutti i dati che ci è possibile avere, dalla notazione stilistica alle indagini sulle idee dell'uomo-poeta, alle notizie stesse sui tempi e sulla vita. Meglio leggere allorf1., e goderne senz'altro quel che si può, quel che ciascuno p,er conto suo capisce: mi sussurra l'amico scettico con un sorriso. E può anche darsi che abbia ragione lui, ma se ilon ce ne vogliamo accontentare, se vogliamo andar più in là, biso– gnerà star bene attenti ai casi nostri. Un m!:)desimo verso, trasportato di peso, tal quale, ha ben diverso significato poetico nell'Ariosto che nel Petrarca o in Dante : una stes~ amara, sentenza di Ludovico assu– merebbe ben più acre e tremendo sapore se accolta e riportata tra i suoi versi da un Leopardi ; e lo stesso si può dire anche del carattere dì interi episodi. Anche il Momigliano, che pure ·è un maestro, corse que– sto pericolo. Dopo, di lui, meglio era che si tornasse a fondar la cri– tica ariostea su un più coscienzioso e approfondito studio dell'uomo, dell'animo suo, delle idee: che il prezioso materiale biografico-critico riordinato o ritrovato or non è molto s'abbatta infine al coraggioso che sappia sfruttarlo con intelligenza per· una più sicura comprensione del- " l'opera .... Giuseppe Raniolo non sembra aver avuto neppure un sospetto di queste .esigenze : partito a spron battuto e · la· lancia in resta da buon fedele del Momigliano, s'è guardato bene dall'imitarne gli scru– polosi e intelligenti ritegni, ma ne ha fatta quasi la caricatura, esaspe– randone l'estetica, e, si direbbe, ignorando quasi del tutto quella in– disp,ensabile informazione storica che il suo maestro s'era accontentato di lasciare in discreta penombra. · E come si oserebbe infatti negarlo, quando si può leggere nel suo libro, subito sull'inizio, che fu l'Ariosto « un pover'uomo, costretto a lavorare ed a servire per guadagnarsi un pezzo di pane» (op. cit., p. 10), che la sua vita attiva gli era incresciosissima e fonte di astiosi rancori ? Questo porterebbe a credere ch'egli non s'è neppur curato di leg– gere, o almeno di capire il coscienzioso studio che il Cappelli scrisse, or sono circa sessant'anni, e prepose alle sue varie edizioni delle Lettere di L. A.; ch'egli non ha voluto intendere neppure le antiche Vite (che pure cita a più riprese nel suo libro) del Pigna, del Fòrnari e del Garòfalo; ch'egli, per tralasciare i vasti studi d'assieme del Bertoni o dell'Hau– vette_, che pur avrebbero potuto illuminarlo su questo pup.to, nonché le BibliotecaGino Bianco
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