Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

,-- Il Carducci e il Marradi 277 italiane nel Liceo di .Sassari. E proprio da Porto Santo ,Stefano il poeta mamdò alla Bizantina i due bellissimi sonetti Son prigioniero in wnl aperta baia e Ondeggia il bastimento agile e riilla. Cominciò dlii,allora per il l\Iarradi la. vita vagante del professore medio. E anche la sua ispirazione di poeta ne ebbe giovamento. Nell' '86, dopo una breve permanenza a Chieti, passò a Spoleto. Fu questa la sua seconda dimora nell'Umbria, - IIlell'ann:o scola– stico 1878-79 era stato mrundato a Terni, - e vi trovò l'ispirazione per alcuni dei suoi canti più belli. A Spoleto, nel luglio, Labronio ebbe la grainde soddisfaziolile di leggere le belle parole che il Carducci aveva scritto di lui nella Niiova Antologia (1° luglio 1886), le quali ,definivano il livornese come « poeta mero)), che ha « il verso dal pieno petto>) e « l'ispi– razione della melodia)). E quel paragrafo sul Marradi della rasse– gma di poeti carducciana fu oome la tèssera solenne per la sua defi– nitiva entrata nel novero dei poeti consacrati dalla fama. Da Spoleto passò a Modena (1887-89), ove, per un anno, il Mar– radi fu direttore della Rivista Emiliana, rassegna di cultura e di erudizione, ma ravvivata qua e là da qualche fresco rivolo di poesia. Da Modena a Bologna è breve il tragitto. A Bologna - scrive in data 11 luglio 1888 - ci divertimmo, tanto più che trovammo Severino, il quale ci condusse dal Carducci a casa e fummo accolti benissimo. Compagno a Labrronio in questa gita era stato Ugo Brilli. Due a11midopo, da Siena, Labronio indirizzava a Giovanlili Pa– scoli, - il quale allora, in Livorno, aveva pubblicato il fascicoletto nuziale delle prime Myricae, - le note splendide ottave dell'Epistola sooese. Or che rifiora, o Pascoli, ogni vetta. Ma il poeta delle Myricae non fu pronto a rispondere al poetico ililvito del collega di Parnaso .. E di questo si lagnò il Marradi col suo Gianni (27 aprile 1890) : Godo che ti sia piaciuta la mia Epistola senese, ma credi che sono molto meravigliato e mortificato del Pascoli, che non si è degnato rii scrivermi un rigo. È grossa, eh ? Diglielo pure al Pascoli, digli che ~e mi fossi aspettato un silenzio imprevedibile, avrei ricacciata in corpo la mia poesia. Eppur forte era stato l'amoroso grido! Fra le carte di Severilllo Ferrari, - immaturamente rapito alla ~oesia e agli amici, - molti anni dopo, si trovò una lettera del:, Pascoli, con una tal quale giustificazione, ma non convincente af– fatto, di quel « silenzio imprevedibile)), per il quale anche al Ferrari 1b11oteca Gino Bianco

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