Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930
Il Carducci e il Marradi 265 Ed è cosi che, secondo me, si fa la critica, ai poeti o versificatori. Si giudicano e si condannano dal lato dell'arte e non delle tendenze, non del modo con cui sentono il mondo e il resto. Quando Ella mi dice che il sonetto Noi sentiamo il furor delle baccanti ecc. casca malamente nelle terzine, ha ragione perché non v'ha transjzione alcuna fra le due parti e perché la fine è una sconciatura, e cosi avanti. Ma quando certi altri critici montano sul cavallo della, virtù o sul muletto dell'Arcadia per dirmi che devo cantare questo, quello <:l quell'altro, quando, con un rav– vicinamento imbecille pei tempi e ridicolo per le persone, vengono a dirmi che Petrarca non cantava Roma a quel modo, quell!') non son cri– tiche all'artista, ma rimprovero al modo di sentire e concepire le cose che in non posso cambiare perché mi viene da mamma natura. Se mi si dice che u:µ verso è sbagliato, la critica è giusta non solo, ma profitte– vole al criticato che si può correggere : se mi si dice che i miei occhi veg– gono tutto giallo o tutt'o roseo, se mi rimproverano di aver l'anima gobba o l'intelligenza zoppa, che debbo farci ? In quel caso si getta il libro che non piace, ma non si scrive per drizzar le gambe ai cani che le hanno storte dalla nascita. E la sua critica è una di quelle che dove mi cor– regge, l'accetto e mi profitterà se tornerò al mondo. Io la ringrazio quindi con sincero cuore e la prego di credermi suo dev.mo OLINDO GUERRINI. P. E. - Mi stampano ormai tutte le lettere che scrivo. Badi, la prego, di non farmi anche lei questo rlispetto. Scrivo, spero, all'amico e non al pubblico. A dista,nza di oltre mezzo secolo, non si dorrà l'amima del buon Guerrini se le sue assennate e bonarie par,ole vedono ora la luce. In quello stesso ultimo numero della rivista goliardica, insieme a due liriche di Goliardus Labroniits (Fumo e Inganno breve), ad u111 delizioso sonetto del Pascoli (Lo so; non era ne la valle fonda ... :) e ad alcuni versi del Toci e del Pinelli, figura l'ode carducciana Alla Vittoria nel M11,seodi Brescia. 1 ). Il Poeta m3Jlldò ,questa poesia al Marra.di, acoompaginata d'alla lettera che segue: Bologna, 17 Maggio '77. Caro Sign. Marradi, Eccole l'ode alla Vittoria. Ma, dopo questa, non avrò per un pezzo da dar nulla ai Goliardi. Le odi barbare sono proprio per esser finite : ho fatto anche « Davanti le terme di Caracalla>> e cc Per il natalizio di Roma>>. Credo di poterle pubblicare da vero fra non molto. Mi saluti ~everino Ferrari, e gli dica, che, se non gli fosse d'incomodo, amerei vedesse se in Riccardhi,na vi fossero, come credo, lettere inedite di V. Monti: se no, lo manderei con una lettera mia, a domandarne al Fer- 1) L'autografo di questa ode trovasi presso di me. BibliotecaGino Bianco
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