Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

LETTERA A UMBERTO FRAOOHIA SULLA ORITIOA. Siamo dunque, caro Fracchia, alla battaglia aperta. « R venuto o sta per venire il redde rationem, per la critica: e non su questioni di • moralità o di giustizia dalle quali es'sa uscirebbe sempre vittoriosa, né sulla questione inconcludente della sua utilità o inutilità, ma assalita direttamente e in pieno nelle sue posizioni teoriche, impugnando la le– gittimità e fondatezza delle opinioni da essa create e diffuse sulla lette– ratura e sull'arte, - anche sull'arte, - da circa un quarto di ·secolo: tirannia intellettuale di cui vogliamo vedere la .fine. » Parole sue nel- 1' I taUa letteraria del 13 luglio. Abbasso, insomma, i tiranni. Ma tra i tiranni, scusi, non c'è anche lei? Aver fondato e diretto il maggior fo– glio, oggi, di critica letteraria, ed essere giunto a questi estremi: ecco . una contraddizione che, ~ voler controbattere il tirò dei suoi grossi <'a– libri, sarebbe da meditare. Ma qui a Pègg,so noi abbiamo tutti la co– scienza tanto ·tranquilla, verso lei e gli scrittori dei quali abbiamo avuto occasione d'occuparci, e anche verso quelli dei quali abbiamo creduto meglio non occuparci, che nemmeno pensiamo a difenderci. Anzi, poiché ella è anche qui di casa, vogliamo subito confidarle che le diamo per metà ragione. Soltanto ella forse si sbaglia quando crede di potere, anzi di voler vedere la fine di queste pecche della critica, perché le più non sono imputabili alla volontà e pervicacia dei critici ma alla natura stessa e alla storia e alle condizioni della nostrà cultura: condizioni che nessun critico, rinascesse Francescu de ,Sanctis, può mutare. Color di pelle o di capelli: si muta solo con la tintura. Che qualcuno dopo l'nt– tacco sferrato da lei abbia a tingersi, è possibile; ma non credo che pf:lr queste lozioni ella sia partito in guerra. Difetto primo : la, mancanza di cordialità. Ella infatti è stato mosso a scrivere dal troppo cauto giudizio che uno· storico illustre, Gioacchino Volpe, ha dato delle nostre lettere nel suo discorso all'Accademia d'Ita– lia: « Non si vedono spuntare grandi opere pittoriche, grandi opere storiche, grandi romanzi. Ma chi guarda attentamente, vede nella presente letteratura forze latenti, anelito · all'ascesa, alcune buone e promettenti realizzazioni. >J Aneliti? Promesse? Vagiti? Il giudizio veramente era ufficiale e collegiale, prudente insomma per necessità, visto che da Gioacchino Volpe ho udito in privato, su scrittori ch'ella ed io amiamo, giudizi caldi, affettuosi ed espliciti e, quel che più conta nella critica, rispettosi delle categorie, fuori cioè dalla arroton- l?ibliotecaGino Bianco

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