Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
184 L. F. Benedetto faillllo del cantico una effusione di gaudio per la certezza datagli da Dio di avere il para,diso. :m quello veramente, 81Ilcheper un lettore moderno, n carme per eccellooza della « letizia >> fr~nc~scana, -– dando alla parola il significato ch'essa ha nelle opere 1sp1r~te d~lla vita e dal pensiero del Santo, -.cioè della gioia, serooa a cm l'ammo s',ap1·e quando lo ililumina la speranza, quando Dio si rivela sotto l'aspetto della bointà e della clemooza, come un padre buono che già aJllar,ga le braccia misericordiose, pronto a ricevere il figlio nella beatitudine etema. Ma non !,,Ì può escludere che quella<< tanta CO!llsolatioet dulcedlo » di cui parla lo Spe01,1,l-um 1 che il gr81Ildeamore portato poi. sempre a quei versi, avessero una ragione più profonda. Il C81IltlCO 1110n diceva soltanto la certezza della futura beatitudine, ma, 11aattuava. Al mondo triste, tumultuario della realtà esso ,sostituiva il lumirnoso, armo111ico mondo del suo sogno. Norn più l'imperversare nellla 111atura e 111ello spirito, negli uomi111i e nelle cose, di quelle oscure forze demo– (11iachea cui anch'egli, come ogni cristiano del suo tempo, credeva : il breve, pauroso acc-enno alle punizioni infernali (Gu,ai a quelli .... ) non intacca l'azzurra purità d'ello sfondo e sta solo a mostrare di che tetro incubo, di che tormootoso dualismo abbia moment81Ilea– mente trionfato quellla serenità paradisiaca. Nulla del simbolismo frammentario ed ingenuo, e-osi caro alle fantasie medievali e cosi spesso affiorante amche nei disoorsi che a lui attribuisco1110le vecchie Leggende 1 che trasformava la matura in uiha vasta minuta allegoria dellle virtù divi1nee del dramma cristiano : qualunque sia il senso preciso del verso De te Altissimo porta significatione è certo Òfl, re– spingere l'equazio111e,con cui lo spiega lo Speculum, di Cristo « S-01 iustitia,e >>. Nulla delll'impla,cabile teologismo dell'epoca, anche se la fratemità tra il poeta e le cose e la luce di bontà di cui queste son circonfuse possa far ricordare a qualche lettore che da Paolo in poi si credette, non alla sola redenzione uma!lla, ma a quellla di tutto il creato. La laude delle creature camtava alla sua maniera « la form3i, che l'universo a Dio fa simigliante», mostrando ogni cosa creata obbediente aJl com8Jlldo d1vmo, facendo vibrare 111elmondo unificato un'a,nima sola, l'amore. Senza superar le barriere frap– poste dall'ortodossia tradizionale, - trascendenza d[vma, molte– plicità naturale, gerarchia degli esseri, - esso realizzava già la feli– dtà dei cieli, l'uniOille c-0nDio, mercé l'identificazione assoluta della volO!ntàindividuaJle colla volontà divina che parla in IIl.Oi e nelle cose. E il mondo era concepito come UII1!1 operosa concordia di volontà infinite ema,nanti da Dio, consapevoli della propria divinità. Nella loro fusione fratema si realizzava il sogno di tutta la sua vita : ill sogno di una chiesa vivente, vera « immagine della città superna >> coro grandioso, immenso di palpiti afferm81Ilti Iddio. · ' Come il regno spirituale di pace ailiilU!llciatodal Cristo, l'ideale BibliotecaGino Bianco
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