Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

QUATTRO CANI. A talune perdite 1nevitabili, t'adatti. Anche se il cuore. le ri– fiuta e la tua vita ne riesce mutilata per sempre. D'altre assai men gravi, serbi un rancore e ullla pooa molesti, ' ·1 come per u!llaingiustizia patita. E saresti tentato a negarti la: futi e vamità di raccontarle se qualcosa !llOnt'inchiodasse al fascino del foglio e alla penna difficile. Acre piacere. Aspri ricordi. Gli amici e i cami. Toocio dei p,rimi che la vita o la morte m'han tc_>lti.Ma i cruni? Di quattro, l'ultimo solo sopravvive, orribilmente fedele. Tragico il desti!llo degli altri che tre uomini m'han sottratto: un ladro, un avaro, un assassirno. Se galoppi lungo il mare d'inverno 1I1eimeriggi soleggiati, al ritmo degli zoccoli sulla rooa soda, sei tutt'uno COIIl le cose che at– traversi. Una forza giovÌ!lle in fuga, un ilare canto che· vola. Dimentichi d'esser uomo, felice di sentirti solamente una cosa viva, Ma uomo ti ritrovi d'improvviso se, allentato il ritmo della • ·corsa, ti volgi a un respiro affannoso che ti segue. È Meg, la dob– bermam,1n dal lungo 0orpo nero che batte la sabbia lucente coiil le sue quattro zampine d'oro. Corre e ti guarda. Ogni volta cosi. Non ab– baia, nO!llride negli occhi mori : ti guarda. È con te, oosa tua che nessuno potrà dividere da te. Meno i ladri. Perché un giorno la cerchi, chiedi il suo piooolo nome a tutti gli am.ditidella casa, a tutte le vie consuete, inutilmente. Rubata. Ho vissuto una volta irn una strama casa. Una casa nei' pressi della quale non ritorno più. Twnte sono le gioie e le pene che ho provate fra quelle mura. llllgiustizia degli uomini verso le case che s' 3ibbandona!llo. O' itludiamo, - noi, gli uomini, - di rinascere Ì!l1 ogni casa !lluova e gettiawo via dal pen– siero le altre. Fanciulli. Da un lato, le camere guardaino sopra un BibliotecaGino Bianco

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