Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

DELLA LETTERATURA LIBERATRIOE. I lette.rati della passata generaziollle si pascevamo, tranne pochi, di memorie del bello separato ,s01Ve:nte dal buono; a' nuovi spetta nutrirsi di memorie religiose, civili, politiche : quelli parlavano ai pochi, questi cureranno del popolo. Nolll si vedrà più, speriMno, un poeta pOII'tlhl'e illl varii e pros– simi tempi il ca,ppel1o a tre pUlllte dell'abate romano, la nappa della repiubblica cisa1pillla, la croc,e di cavaliere, deridere un papa suo benefattore, poc'anzi lodato, celebra.re Napoleone e Francesco, della Ferollliade mutare le dedfo he secondo i tempi ; la prima a un pontefice pellegrino, l''Ultima a Ullla marchesa galamte. Misel'o, ohe tra le adula,zioni e gli strapazzi passò la vita, insul– tatore per debolezza, pia.ggiatore per debolezza, questa debolezza di paura, quella, d'orgoglio; anima non venale, ma fìaocata dall'educa– zione, senza credenze profonde, senza forti affetti; che o danno le credenze o ne tengon le veci : aggirato dalla moglie, dagli a.miei, dalla fortuna. Osò nondimeno talvolta il ver,o, e le più sentite, sono tra · le sue poesie le migliori : alcuni tratti della Mascherollliana, del Pro– meteo, alcUllle liriche, il Gracco, l' Aristod~mo. La Basvilliana, am– mirata per artifizio di stile, è imitazione ,non delle creazioni ma delle locuzioni virgiliane e dantesche. Imitatore, non lasciò imitatori. Né più vedremo un Arici (tanto meglio verseggiatore del Delille qu3lllto l'italiano vola, più alto del verso francese) un Arici taver– niere, bugiardo, compor.re illlni mitologici ed inni sacri, e i,scriziOllli funebri a Framce soo p,rim o, sozze d'adulaziooe quasi derisoria: un Questo scritto inedito Della letteratura liberatrice, fn parte delle carte tom– maseiane originarie da Sebenic9, recentemente acquistate dal marchese Piero Mi– sciattelli, ora conservate nell'archivio di lui, e da lui stesso descritte nel Pègaso di luglio. Questo saggio fu scritto intorno al '30; se ne ha un cenno in una nota anto11rafu del Tornrnaseu, nel 1844, ove si ricordano i manoscritti da lui lasciati in quell'anno a Gino Capponi. Come il lettore vedrà, passando in rapida rassegna il M011,ti,. /.'A.rici, il Vittorelli, a Tosti, U Grossi, il Leopardi, il Giordani, il 0-uer– razzi, il Botta, il Colletta ... , ii crit·ico inesorabile giudica e manda a dritto e a ro– vescio. Non di rado a rovescio. Né noi vorremmo entrare nel merito delle critiche del 'L'a1n1nasco, se non foSse per avvertire alm.eno che i rinnovati epigrammi contro • il Leopardi (per non dire d,i altr·i) confermano quello che è oggi sul Tommaseo giu– dizio giustamente corrente: tm ingegno grande non di rado infirmato da un animo di non pari grandezza. E di quell'ingegno e di quell'animo il saggio che pubbli– chiamo è nuova conferma. BibliotecaGino Bianco Fondazione Alfred Lewtir Biblioteca Gino Bianco

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