Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
R. BALSA.Mo-CRIVELLI, La casa del diavolo 245 giore scorrevolezza, a contatto d'un'umanità più seria e, dirò, impe– gnativa per l'autore. La storia· di questa donna forte, materna, d'una virilità donnesca e franca, si con.clu.de con un tratto di singolare effi– cacia nella scena della morte : « E ai figlioli disse con la voce che moriva con lei: - Vi ho insegnato a vivere, imparate a morire». In taluni ·racconti quel sorriso d'umana compassione non nasconde la beffa, il sarcasmo. È il caso di Vengan quattrini. Anche qui, attorno a un'eredità non molto pulita, c'è tutta una ressa di roditori: parenti vicini e lontani, baruffe familiari, liti giudiziarie. È un piccolo inondo privo di freni morali, legato ai lacci dell'interesse e della sensualità; mucchio di laidume. Argia, la protagonista del racconto, si muove in quest'ambiente giocando d'astuzia, ricattando la pigra sensualità di Giorgio, esercitando l'ingiustizia a favore di un figlio e a scapito della figliuola spuria, Evelina, l'unica che poi alla morte di lei « piangeva di vero cuore perché ci sono delle nature che per male che loro si faccia non sanno essere cattive>>. In queste ultime parole del romanzo il senso beffardo della storia è sobriamente corretto, e l'amarezza addolcita. Dal lato narrativo, anche qui una tecnica fìCattante e veloce; le figure son viste di sbieco, trattate con una franca secchezza di segno, e rile– vate attraverso un dialogo serrato e drammatico. L'autore dà loro luce e contorno da ciò che dicono; rari e rapidi i commenti all'azione. Del romanzo resta l'impressione d'una piccola folla convulsa, irosa, incat– tivita, preda degli istinti, rissante a ogni occasione. E una rissa è forse la parte migliore della Gasa del diavolo. Vi è còlta a rapidi segni la vita di un caseggiato popolare : un formicolìo di figure e figurette, sulle quali campeggia una maschietta moderna, Grappolino. Tipica ragazza dei nostri giorni, fidanzata a un buon figliolo innocuo, non esita ad accogliere le interessate premure d'un giovine avvocato che la conduce in gita sul Lago Maggiore, ma senza conseguenze gravi. Ciò che le capita 'al ritorno, in portineria, non è che una conseguenza di femminile dolor di pancia; ma le lingue dei casigliani, gentarella spettegolante e pun– tigliosa, cominciano a tagliare e a cucire. Il focherello, provocato dal genius loci, la portinaia Galatea, rafforzato da altre donnacole e ragaz– zette, Cleofe, la giornalaia, Adelina, ecc. scoppietta nel cortile e sui bal– latoi, s'appiglia alle vesti degli uomini, mariti, ·amanti, giovanotti, e ne nasce una clamorosa baruffa, tra pugni e male parole, e volo di fazzoletti, cernecchi, orecchini. Il Balsamo descrive questa gente con un brio felice, intinto d'un'arguzia motteggiante e vivida. Dopo varie peripezie, Grappolino, che aveva sempre sognato d'andare a far la stella a Hollywood, parte dopo aver salutati in fretta e furia amici e parenti; sicché di tutte le ire e tristezze e passioni e allegrie di questo alveare pettegolo non resta nulla; e l'autore che aveva già detto: « il mondo è una cosa da ridere», conclude paragonando le nostre speranze al fumo nero del piroscafo che porta via Grappolino. Il senso del racconto, la cosiddetta morale della favola è in quel fumo « che l'aria scioglieva a poco a poco e portava via». È nuovo, è vecchio questo epimithion? Nuovo non si può dir~; di scrittori che suggeriscono direttamente o attraverso una trasposizione in figure o persone una morale simile a cotesta ce n'è più d'uno. Ma non è vecchio, ibliotecaGino Bianco
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