Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930
240 P. P. TROMPEO, Rilegature gianseni~te Ora a me sembra che questa prova, non regga. C-0mevedere in quel grido l';ureka della salvezza insperata, quando esso gli usci due anni dopo la conversione? Narrò bensì il Manzoni aUo Zanella d'aver pensa~o a.Ila Risurrezidne appena convertito, ma chi ci dice che lo pensasse m quella forma, e con quel grido messo in carta tanto più tardi ? A costo <li ridurre a hen poco la sublimità d'origine attribuita ad una simile esclamazione, quest'origine deve a parer mio cercarsi nella storia letteraria, più che in quella strettamente religiosa, del Manzoni. Rifattosi cattolico, - questo rinnovamento, s'intende bene, entrò in ogni. suo.nuovo criterio letterario, - e accostatosi all'incipiente romanticismo come a scuola di verità, volle che la lirica usci.sse dal profondo, sincera, e quindi impetuosa. Così, quando il soggetto ne fosse un fatto improv– viso, il poeta dovea piombar subito in medias res, enunciandolo fin dalle prime parole. L' « è risorto » è della stessa natura dell' « ei fu » e del « ,s'ode a destra uno squillo di tromba ii. Nulla più di ciò. Negli altri inni e odi egli invece si avvicina al nucleo del soggetto con lentezzà solenne, ma non perché sia diverso il suo stato d'animo, bensì perché il soggetto · non è tale da poter essere presentato d'un colpo. E tuttavia l'insufficienza della prova portata dal Trompeo non esclude punto quel ch'egli, non dissuaso da scetticismo altrui, ammette: che, éioè, il passaggio del Manzoni dall'irreligione alla fede avvenisse entro la chiesa di San Rocco a Parigi, dopo una fervorosa invocazione a Dio, fulmineamente. Io, che non ho mai potuto persuadermi d'una lunga e spaventosa tragedia svoltasi nel cuore del poeta; che nel suo amore verso l'angelica Enrichetta, nello spettacolo delle virtù di lei, nella passione di farsene degno, nel bisogno d'ordinare fermamente e per sempre lai vita e i pensieri assetati di rettitudine e di coerenza, ho sempre trovato motivi suffici.enti ad incamminarlo verso le vie del Signore, colle ansie certamente di così grande affare, ma senza strazi e tumulti,. benché queste vie lo dovessero condurre alla fede non da vicinanze, quali il De Gubernatis ed altri supposero, ma da una grande lontananza, io son persuasissimo che l'ora decisiva dovette essere d'un attimo e arcana. Ma anche nelle grandi deliberazioni umane, tra la preparazione e la de– cisione vi è sempre un distacco cosi netto, da far quasi credere, all'uomo stesso che si decide, d'essere un uomo diverso da quello che vi si era pre– parato! E dovrebbe questo distacco mancare nelle somme ascese spiri– tuali, nelle quali ògni credente sa l'intervento d'una forza superiore ad aiuto dell'anima, anPlante ? Dico, sa, non dico, ha da, scrutare e dico tanto meno, con probabilità di trarre un frutto da questo scr~ta'.re. Il silenzio del Manzoni sul modo in cui Dio lo vinse, congiunto alla sua paura costante d'incorrere in temerità se avesse voluto precisare il cammino della Provvidenza nel mondo, dice abbastanza ao-li scrutatori della sua conversione, che se restano in fine a mani vuote non hanno troppo da dolersene. Confesso da ultimo che nei miei studi manzoniani, più delle indocu– ~entabili ricerche sui modi in cui la conversione accadde, mi parve importante l'approfondire la fecondità, dì essa la mirabile totale defi– ni!iva. rivol?zione. che produsse nel pensiero: nell'arte, ~el val~re di lm; rivoluzione dico, perché se l'ingegno, la diritta levatura morale Biblioteca<3inoBianco }
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