Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

Parole di.... musica di .... 43 Ma quale non fu il mio ,st:upore quando il maestro un giorno entrò nel :mio ,sgabuzzilllo COIIl un roto[etto di musica. Egli sorrideva misterioso e soddisfatto e allora io credei di ca,pire. Aprii il r,otoletto con l1lil gran g~stc, ispiraito squassrundo la chioma (che in quel momento ,seintiv,oquThSi più di musicista che di poeta) e IIlonvidi che dei segni musiooli fatti ool l'a:Qis,piuttosrbo pallidini, che non mi dlicevano niente. - Ho lavorato stanotte 111ellamia stanza, dopo ila rruppresenta- zi0111e. U111a romanza .... - Di lei ? Di Mariòcia ? - Di lei. Di Mariòcia. - Dammi) dammi un altro amplesso? - Da mrrvi) dammi un altro amplesso. N.on dic,o il mio ,stupo,re di quel momento e l'eccitazio111ee l'or– gasmo. M,ariòcia cantav,a. Era u111a creatura musicale, come Violetta, OOI.IDe Mimi. Entrava anch'essa a fa.r parte deilla grainde fu.miglia lirica dove l'i,rrequieta Ro,sina 1S1Culetta e sgambetta perché l'ham stuzzfo.ata dov'è il suo debole e la rproterva Carmen non vuol già addomesticare quello strano augello d'Amore. Cantavano i mari.i.mai del mio paese lasciando gli ormegigi : VOi che mi ciama la paruinzina bèla, d' in t' la su' yeJ.a_, d' in t' la su' vela a mi vOi fé un zipo ... o ... o... on ... E Mi~wiòciariprendeva quasi ,su ila trarrn.a di quel oam.tolontano (ulll canto « che s' allontam.·a verso la marilila e dolcissimamente si spegne») : Dammi) darn.mi un altro amplesso .... e Damrrvi) dammi un altro amplesso m i pwreva già l'inizli.o d'un pezzo frumoso come Mi chiamano Mimì o Sì_,vendetta) tremenda vendetta; e poi era la prima volta che si musicavaino .dei versi miei e ciò mi dava UJI1a sensazione straina, c01.IDe d'avere del-la menta in bocca, oome dl'essere celebre, ma così celebre che della celebrità mi pareva già d'essere stucco e ristuoco. Che cos'era, che cos'era l'aut-0re di questa pallida musica, di questa musica scritta col lapis, <li questi poveri segni sbiaditi, se non un pulcino ch'io trattenevo ormai sotto l'ala? Il ma.estri,no riaprì il roto1etto che si richiudeva da sé, e quamdo meno me !',aspettavo accelllilò per me la sua musicar: camtiochiò Ila romanza di Mariòcia-. Lì per lì quella vocetta fessa di maestri1110e n o111 dì donna, 11101I1 . ,mi fece u111abuona ±mpressi0111e.Questo era c' llll1.to ? bel oonto ? E la romanz,a era bella ? Oh Dio, mi rprurevache la musica fosse di tutti e di nessuno, oome avviene d'una romanza quando la si ascolta per la prjma volta e mon par mica che sia nuova di zecca e abbia, comunque, un autore, sì che per distill1guerla ibliotecaGino Bianco

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