Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930
42 M. Moretti - Sì cara, bisogna finire il libretito. - B;avo, ·- diceva Mimì con U1I1 sorriso quasi furbesco, rinun- ziamdo alla mia protezione. - Bisogna accOIIltelntare il maestro. Neh? Buon lavoro! Mi r.iinta!Ilav,ò come una belva e ruprivo nel mio cervelllo la chia,.. vetta della f•OIIl<tanella perché rizampilla,s,sero liberao:nente i sette– nari e gli ottonari di rito, i versi brevi delle romamze dette aJti:esì «,pezzi chiusi>>. No,n pensavo che ila mia .seg,giola accamto a M1mì fosse in quel momooto occupata dal !lllii,o futllll'o collaboratore che non aveva scritto UJI1a nota benché ayesse potuto ottenere un pia!Ilo– forte per ,st,abilire degli acoordi-basie. Solo più tardi chiamavo il maestro in quello :sgabuzzino e volevo ch'egli ascoltasse le ultime strofe: , S1, un amplesso, un altro allllplesso, o mia :povera Mariòcia, e n mio aJIDoreecco già sfocia nell'amore tuo fedel. Un amplesso, un altro amplesso nel de8ìo che già trabocca purché tu l'lcordi la bocca del tuo pargolo crude!.. .. Immagicnruvoche fra !librettista e musicista, dovessero svolger,si dilscussioni intern:niinabili ed ero disposto a l'asciarmi tiramneggiare come il gran Verdi a,veva tkrunneggiruto il povero Ghislwnzoni, il docile Pi:ave. ffira v,ero che il libretto di quest,a Bohème che trion– fava al nostro Comunale era rstaito rifatto cinqué o sei vol<te? Ebbene, bisog1nava rispettiare la tradiz.<l.OIIle : cinque o siei volte, se occorreva, avrei rifatto la mia Bocca deI luvo. Preferivo che il rnaiestrilno fosse incoutentabile; volevo che la ,scena fra la donna e il tenoie, o fll'·a il tenore e il bruritono, ch'era parsa effioo,cestaser,a alle otto, non 31ndaissepiù bene domruttina alle nove, dopo una 1I1otted'insonnia. Non mi ,sarei !,jgomentato s'egli mi avesse dato quest,à, bella notizia c,01I11'a serietà d'un uouw che prende. le risoJu– zioni decisive: « Rifare tutto da capo>). Gli esempi illustri non mi avll'ebbero dato la :forza di rimettermi a un altro scartafaccio? Mi sarebbe piaciuto anche ch'egli m'a,ve.sse ,drutouna traiccia in prro,s,a' d'UJI1agran scena da ,svolgere in versi, con U1I1 buon mainipolo di puntilni di ,so.sipensione dà riempire, perché io ,sapevo come s'imbotti– scono i pl\1J1ti1I1i d sospensione. E avrei anche desiderato che il moostrino mi .m,run,d,assie un giorno òall'aJ.ber,go u,no di quei higlieit– tini disordinati dei ,mruestri di· musica che, per improvvisa ispira– zione, hanrno fame di (<testo>>e al momento buono non ne hanno abbasta!Ilza, ed è com,e quando vien meno il pooe alla mensa. Testo, testo, testo, dategli testo, non importa che cosa. :ilJ il momeuto della. · 1I1otadella laviand'aia, per l'i.spill'azio1I1eccitata. BibliotecaGino Bianco
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