Pègaso - anno II - n. 7 - luglio 1930

4 U. Ft·acchia dide: EJ,u.nice: alla- mia sinistra i gra•dini ,d'una scaletta di legno che si .sprofon:davan~ nell'oscurità d'una botola. Non avrei saputo dove mettere il piede per raggiungere una sola di quelle 2;oneillumi– nate, e fantasticai a lungo sul mister-o delle semplid cose che mi circondavano. Mi stupi una voce umama assai vicina a me, un passo che si amd'òlentamente smorza,ndo. Poi ricaddi nel ,silenzio a quando a ,quamdo interrotto dalJ.o sciabordìo dell'acqua intorno alla nave, nella solitudine assoluta,. Avrei voluto sapere dove dormivano i marinai, in quale pa,rte dell' Eim-ice immaginarli coricati sulle loro nere cuccette. Avrei voluto potermi affacciare alla sala delle mac- .chine, e contemplare per un istante il moto uniforme di quei gI'OSSi congegmi di cui percepivo a fatica il molle e confuso r-onzio. Vennero a liberarmi da, quella specie di prigi0tnia, nella quale tni sentivo cad'ere a poco a poco, i rioordi del mio primo viaggio di mare, ormai lontano nel tempo, qurundo ancora quasi ragazzo me ne andai •Se!Ilza scopo a va,gabondare in Levante. Episodi e scene da allora dimenticati mi tornarono alla memoria : la burrasca che ci colse dinamzi a Ca.india, la bandiera :gialla che sventolava su Smirne infestata dal colera, i C!¼icchi dai quali fummo assaliti nel Mar di Marmara, la traversata del Mar Nero sopra una nave di pellegrini, l'incendio di Trebisonda, e oosi via. Lo stra.no è che, dopo quel primo via,ggio, io non ho messo piede a b ordo di un bastimento se lllon per rifare in tutto o in parte lo ,stesso cammino. Il mare è grande, ma il caso ha voluto che per me fosse atnche più piccolo di quello d'ffiisse. Per,sinor la guerra mi ha ,sbattuto laggiù, a dar negli scogli sotto Patrasso, a ,incrociare per lllillghe notti fra Galli– poli e Oefalonia, e a fare le fucilate proprio i111 Atene. Ora, per la prima volta, sto per voltare le .spalle all'Oriente. Così, di ricordo in rioord!o, non saprei dire quamto tornai indietro. So •soltanto che ritrovandomi a oo tratto senza pensiero, mi buttai a dormire com; una pietra, con il cuore alleggerito di vent'anllli. O0L0RID DI LIVORNO. Il colore di Livornò è roseo e verdogmolo. Solo per le vie di Li-_ vorno si i111oontranoancora uomin,i coo calzoni verde pisello. Que– sto è veramente il paese dei macchiaioli. VIDRS0 LE IS0LFl HYÈRJJJS. . ~ltrepa~sato O~po Oa1:1-arat?on m?'.re ca1mo, ~empo sereno, 111a– vig1hi~o circ3: ~n ora pru~1a_di raggrnngere le isole Hyèr,es. Alti soogh color grl!gio ferro, si direbbero disabitate •senza certe sottili antenne che una di esse inalbera sulla vetta. A guardar meglio nel Biblioteca Gino Bianco

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