Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
lnverno di malato 711 - Ebbene, cosa !Uepensa, Joseph? - domand 1 a.va il Brambilla: - crede che meriti un marito come me? Non le pare che sia piut- tosto una di quelle ragazze con le quali. .. : ehm! n01n so se mi spiego .... ma che non si sposano ? Era chiaro che l'infermiere nonostante tali inooraggfamenti esi– tava ad assumere nei riguardi del ragazzo quegli atteggiamenti :ùn– giuriosi che il Brambilla desiderava; _guardava, Girolamo, il com– messo viaggiator-e, poi finalmente vincendo la più 1Uaturale tendenza al rispetto : - una belJla signorina, signor Brambilla, - rispon– deva, __:_ ma forse lei ha ragiooe ... , forse non -sarà necessario spo– sarla .... Queste familiarità riuscivano odiose al ragazzo, pure 1Uonera senza una certa civetteria, un certo esager-ato pregare che egli chie– deva che gli venisse resa la fotografia : - E ora che l'ha guardata, - pregava, - rper piacere, sigmor . J oseph, sia buono, mi renda la fotogr-afia .... Egli sapeva che in questo modo metteva se stesso e la sorella :ùn quellle grosse mani dell'infermiere, ma gli pareva co111 questa com– media della preghiera, di vendicarsi delle umiliazio!Ui che quei due gli infliggevamo, umiliamdosi -a sua volta, spontane811Il.ente,e in ma- 1Uieraamcor più crudele; il commesso e l'infermiere 1Uonscorgevano quamto di frivolo e falso fosse in queste ardenti suppliche; ci ve– devano piuttosto una debolezza di adol]escente delicato e viziato. - Debbo rendergliela, signor Brambilla? - domandava l'au– striaco sorridendo. - Sì.. .. me la ridia ... , - supplicava Girollamo. - Gliela dia .... gliela dia, - interveniva a q-q.estopunto il com- messo viaggiatore, - n-on s·appiamo oosa farcene noi di sua sorella ... , abbiamo dj_meglio .... Glielo dica lei, Joseph, che abbiamo di meglio .. . Questi giuochi mentre non erano per il Brambilla che un ,passa- , tempo quailsiasi, affondavano invece Girolamo, ogni giorno di più, in una nera -atmosfera di u,miliazione e di' sofferenza; e d'altra parte così serrato ~rada parte sua l'impegno, cosi perdutamente egli ade– riva a queste realtà, che se qualcheduno gli avesse -allora domandato se soffriva, ,probabilmente avrebbe risposto di no; gli mancavano, ,per capire in quaJle miseria fosse ormai caduto, dei termiini di co111- fronto, la visione esatta di quel C'he 3/VI'ebbedovuto essere la sua vita di ragazzo tra i coetanei e in famiglia; abituatosi per trapassi quasi insensibili ad un'aria irrespirabile, ad una umiliazione in:ùn– terrotta, ad una assoluta imamcamzadi quelle attoozioni che prima, i!U famiglia, gli venivano prodigate, credeva di vivere 111ormalmente, di essere lo stesso Girolamo di otto mesi prima. Ma l'artificiosità di questo suo .stato d'animo si rivelava in certe sùbite esaspera,zioni, in certe crisi di pianto, che lo prendevaIDo sopratutto d'i notte men– tre il Br!llmbilla dormiva; allora, sotto le coltri, cogli occhi pieni di BjbliotecaGino Bianco_
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