Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

FONDIAMO UNA RIVISTA. Quamdo Sergio Oorazzi.tni ritornò a Roma da Nocera llleilgiugno del 1906, - Ulllanno prima della sua morte, - il poeta ventenne era convinto che soltanto tra i suoi amici egli -avrebbe ritrovato un po' di serenità e èhe certe sue amgoscie, acuite dall'esilio campagnolo, sa– rebbero soomparse ~ppena egli avesse ripreso le c01I1suetudini di un tempo (squallida vita d)ufficio il giorn o, ma la sera interminabilli beati vagabo1I1daggicon noi) nelle qua.li Sergio si installava, placato, come 1I1ell'u1I1ica forma dti. certezza consentitagli dalla sua sorte. Quotidiana certezza; ed il maJlato sembrava aggrapparvisi tamto più tenacemente, quanto più se ne sentiva un'altra sfuggire. Gli leggemmo questa convinzio1I1esul viso, appena lo vedemmo scendere dal treno, al ,quale Alfredo Tusti, Gilllo Calza ed io, i suoi tre amici più cari, eravamo andati a riceverilo, e subito dopo quando nella «botticella>> dove c'eravamo insaccati in quattro, imboccammo insieme ile prime strade della città. Correva oon gli occhi senza tregua dalle persone alle cose, poi d'ulll tratto si fermava a guar– dare lontano per la via fillloa perdita di vist•a; e ciascuno di noi sen - tiva che questa ripresa di possesso di Roma aveva aeceso Sergio dii un'esaltazione smaniosa, come se la sua assen1Ja 1110n fosse stata di due mesi soltanto, ma di Ulll tempo infinito ed in paesi chi sa quamto lo1I1tani. E più. il « nostr•o » poeta fanciuHo, romamissimo nel sangue, sembrava vibrare; man maino che la vettura daltla peri– feria della città, luminosa, sbracciata, indifferente, s'inoltrava verso le vie del centro, che gli eramo familiari e in quel pomeriggio estivo erano tutte colme d'un'ombra umida e fresca, quasi le Ìlnlllumeri pieghe della vecchia Roma ile proteggessero dalle vampe dell'afa cir– costante: all'imbocco di ciascuna di queste strade, sempre più vidne alla Via dei Sediari dove abitava, si vedeva Sergio rag– giante, mentre la sua bocca sembrava assaporare quell'ombra come la polpa d'un frutto e tratto tratto lasoiava cadere qualche parola così sottovoce, che avresti detto il giovane impegnato in Ullldialogo con ulll misterioso spirito detl luogo, ricoooscibile soltanto da lui. Ma da questa sua esaltazione veniva a tutti ,noi un che d'amgo– scioso : un brivido, propagato dalle sue membra alle nostre, che lo premeva010 d'ogni pa,rte e nelle quali egli affondava come in UIIl lllido. ibliotecaGino Bianco

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