Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
678 A. Palazzesohi raziooe che da esso si sprigionava, ma per la speranza pratica di poterlo ammirare i111tero da un momento all'altro. L'inquilina del se~oodo piano diceva i mo111ologhi. Era Ullladonna capricciosissima e .stravagante, di un'audacia sènza CO[lfini; era _ stata a Parigi quillldici giomi; quel brav'uomo del marito ce l'aveva portata felicissimo; e tutta [a sua vita e1·a una serie di eccentricità che giustificava con u111a parol•a soltant,0: Parigi. Qual!lto aveva in– .dlossoera venuto di là, :finaincola camicia, e mentre le altre si fa– cevano bianche e sentimentali lei era rossa come una mela lazze– ruola; si dava il rossètto come a Parigi dove il bianco era passato di moda; e rideva, rideva inveee di sospirare, rideva, come a Parigi, dove i sospiri e gli occhi [rmguidi erano ormai risorse da portmaie. Aveva U111 :figlio solo e maschio, come a Parigi anche questo; e diceva di scrivere Ulllacommedia e d[ farla rappresentare. Le povere pro- 9inciali a quella parola misteriosa e affascinante rimat11evanoa bocc1i chiusa"e non la riaprival!lo se non quandb lei avendo voltato le spalle si rirfaceva1110 del daruno. lll marito s-empre so:rridente, ·alllnuiva ad · ogni gesto o parola della moglie della quale era orgoglioso e inna– moratissimo, e che· fino dal primo giorno di matrimonio aveva con– tentato in og1Ilicapriccio. La CO[lducevaa sentire le prime pochades, · ovvero, era lei il conducente, e pare che m una di queste fosse sopra la scena un [etto, ma non un letto cui il dolore o la mo;rte CO[lfe-- rissero rispetto e dignità) m3: U[l letto di albergo parigirro dove le • donnine allegre svolgevaino i loro tràffici con uommi ubriachi, ma– riti di provincia corsi espressamente a Parigi iper sbiz~arrirsi COill esse. Si piazzava arditamente a testa alta nel salotto e diceva i suoi monologhi. Ullla dama attendeva il proprio amante che si faceva aspettare soverchi-amente: e illell'attesa fal!ltasticava CO[ltro di lui imaginandolo fra le br:mcia di un'altra don:na, e_dl architettava pro– positi di veindetta e di abbaIDdono; correva da una :fimestraall'altra, si appoggiava ai mobiJLiconvuls,amm1te, chiama/Va la cameriera e la licenz.i<a,va dandòle consegma di 1110n aprire, sempre più deciJsa a romperla e a vendica,rsi; finché a una suo1I1ata di campat11ellocadeva sul col[)o ogmi rancorre, ogni proposito di venidettà; e co,rreva colle braccia a,perte inc-oilltro a,ll'aana,nte fuggendlo ldal salotto. Ma il più betllo era questo,. ohe rendendosi IIlocessaria alla fine del monologo quella suooata di ca.mpanello, il marito restava nell'ingres•so OOIIl u,n - bastone iill mamo pronto per dare la scamp-anellatia lllel momento giusto, e coloro ch'erMJ.o sulla soglia deJl salotto in ascolto, u,n po' guardavano la moglie che recitava e ogni tanto anche il m3,rito illl quel l'atteggiame111to. O aJtrimeinti il monologo- voleva ra.ppre– senta.re UIIlasignora che teneva, fra le a.miche, u,na conversazione inf.orma Jtiva alquanto pepata sull proprio vicina.to , sollevrundo un tafferuglio; e siccome d'altl'onde la stori a di quel v icinato era un po' la storia di tutti i vicinati di questo mondo, compreso_ quello BibliotecaGino Bianco
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