Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
Stampe dell' Ottocento: << Mi darete ài più >> 677 gresso o nellla camera dei padroni; non c'era nulla d'a aggiungere, questa volta; e si entrava direttamente 111el salotto; le signore la– sciando rundare lo stra,scioo e gli uomini s'impettivruno alle loro spalle oome taochini guardando attorno e guardi111ghi ililsieme di non lo pestare, ch'era oome pestar la coda della vipera, lo saipevano per esperienza. Il ,numero dei convenuti era triplo di quello delle tombole e del1e scratine, si aggiu111gevano gl'intervenuti di sogge– zione e le intrusioni di circostam.za, che dovevano fare il numero pro– ducendo.si sull serio, e no111 si vedevruno che due volte all'anno; no111 mruncavam.ole sorprese e le novità. Anche i frequentatori più vecchi sembravano personaggi ,nuovi per la veste, l'acoonciatura dei ca– pelli e per l'atteggiamento irrigidito. L'abilità della Beppina sfol– gorava fra bocooli, croe,chj,e, pettini e fermagli di strasse bene ap– puntati, fiocchi e a,sprì. Le più mode&te, zitelle facoendiere di casa divenute signore all'ultim'ora, ,si tenevano i,n I disparte oolllfi.dain– dosi il segreto ,della propria toilette: una bavera o un fiéhu di trina o ilil jwis prestati dalila sorel1a o la oogmata, rnn boa di pen111edi struzzo che faceva da coprimiserie ; e, osservando dal loro cantuocio lo spolverio delle protagoniste, nascondevano nell grembo l'una nel– l'altra le mani troppo r,osse e gr,osse per le dure faccende. O'em la moglie di un ex-crupitruno di iillarillla, gre,ca d'origillle, si' dioeva, o un'italiana vissuta in Grecia lungamente; era difficile appurwe di dove fosse scappata fuori quella <lJo:111na. l!l capitruno l'aveva riportata dall'orioote dopo un viaggi,o. Era bella e molto. chic nella maturità fresca, portava U1I1 décolleté senza riserve, di– nanzi ,a cui molte abbassavano gli occhi ; forse •per la vergogna che avrebbe dovuto averne ilei, o per quella invece, 1110ill si sa bene, che aveva.no loro ·di 111-orn poterne mostrare uno siimile. Gli uomini pas– sandole vicino, o parlandole, allUillgavano il collo OOIIl discretezza. Le chiacchiere su lei erano sooza fine 111é princiipio: l'oriente e l'occidente, il mappaanonòlo ooi pi.rati e ool SUiltano, ed il bagaglio al completo delle mille e u111a notte venivano in ·soccorso ,della com- ve:risazione. Il marito aveva dato le dimissio111i. Perché ? Vivevano lussuoslllmoote. 'Di chi erano i denllil'i? Cantava bene e volentieri: dunque era stata una cantante. Una sera portò un'ililnovazione scombussollalllte ilil quell'u:dito:riio avvezzo alle sdolcinature del senti– mento, e cantò c,on accento drammatioo il rruoconto della Cavalleria Rusticana, 111uova di zecca. La storia d'una popolana ·sed'otta da U!ll bruto, si sussurrava; una rivalità fra carrettieri che finivano per cavarsi le budella di corpo coi coltelli: un fremito di stupore e quasi di sdegno serpeggiò per il salotto sconvolto da quegili acoenti di u111 realismo selvaggio. Il seno delila cruntante agitavasi ilil tumulto nell'angoscia, sì da temere la fuoruscita dalla tirannide del busto che ruppariva sempre più i111capaceòli contenerilo; gli occhi degli uo– ·mini ne :fissavano i sussulti avidamente, e 1110n per la lirica dispe- BibliotecaGino Bianco •
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