Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

644 F. Nicolini vemente tra loro se ad un tal cav·allo si può dare tre o quattro libre di peso di vantaggio. Ohe credete voi? che io sia un'o?a? Io so che- un cavallo in ogni slancio della corsa deve essere considerato come una leva: il cavaliere è l'ippomachio o sia point d'appui onde viene regolato il centro della gravità. Delle donne voglio farvene capitolo a parte un'altra volta. ' Ma irrrveceche delle donne, il Caraooiolo, nella successiva let– tera d;l 24 maggio, tornò a parlare del d'Éon e del memoriale con– segnato dal oorpo diplomatioo. al ministro degli Esteri lord Hal– lifax. Ma rum.è! - dioeva, - « siamo ri.Jnasti come rimanea iil oorrrto del tediesco : ai diciannove soldi di vino >> 1 ). Giacché il governo inglese, inv~ di oonoedere quel castigo st:raJOrdiinario che s'era chiesto, aveva semplioemente assicurato che il d'É-on sarebbe stato giiudicato secondo le forane o~diniarie (cioè da '1111 giurì) e le leggi del paese (che comminavano pel ,suo delitto una pena irrisoria). [Insomma] , qui stanno costanti a non riconoscere il dritto delle genti, cioè riconoscono il dritto delle genti, ma questo dritto è imper– fetto in Londra, perché non ha sanzione penale, qualora non la dànno le leggi del paese. Ed in verità, caro abbate, dove la voce del principe non fa legge, è d'uopo una legge stabilita da chi ha la potestà legisla– tiva acciò si possa legittimamente punire. Ditemi: chi volete che ordini il castigo a D'Éon? Il magistrato non ha facoltà se non a tenore della leggé. Il re, non signore, perché non ha dritto di punire in Inghilterra né pure un gatto. Onde è d'uopo passare o sopra del ponte o sotto il ponte. Questa o qoolehe altra dispersa lettera del Caracciolo restò sernza risposta; perché quella ,successiva del 5 aigosto 1764 comincia cosi: 1Siete morto o vivo ? Se siete vivo, mostrate qualche segno di vita ai vostri amici: non già quello il quale vi auguro tutte le mattine si- gnum salutis; ma scrivete. , ' ' ' Dopo il qual pudlico esordio, il Caracciolo s'ingolfa in una lunga dtssertazione su alcuni emploits diplomatici del « signor Federico>> com'egli chiama, nientemeno, il grande ma a lui odioso Federioo di Prussia; salvo a passar poi a Napoli, alla carestia e alla oonseguente 1) Allusione all'apologo, oggi ancora ricordato a Napoli col titolo di « conto dello svizzero». Un soldato svizzero o tedesco, disponendo di venti soldi pel ,pranzo faceva tr~ s~ e_sé il cont~ di come avrebbe potuto spenderli. E diceva: _ Dician~ n~ve soldi d1 vmo,. uno di pane .... No, il conto non va bene. Ricominciamolo. Di- ciannove soldi di vmo, uno di .... - E, con quella base di diciannove soldi d" · ·1 to t 1 1 . 1 vmo, 1 con , per quan e vo te o rifacesse, non tornava mai. BibliotecaGino Bianco

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