Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

740 U. Ojetti - Lettera a L1tigi Lodi ·giovane giornalista con un calore che non gli vidi più nei pochi mesi che ancora visse. Egli non riusciva a capire che il direttore d'un grande giornale potesse avere anche la minore ambizione di sedere in Parla– mento e la modestia d'ubbidire alle deliberazioni d'un gruppo parla– mentare. Non ricordo più come venisse a quest'altro argomento, ma sì ricordo, nel vano d'una :finestra, il volto di lui :fine e nervoso dentro la barba a ventaglio, e gli occhi scintillanti dietro le lenti: - Sa lei in che cosa si distingue un· grande giornale da un piccolo giornale ? La tiratura non conta, l'abbondanza e prontezza dei servizi non contano. E un grande giornale quello soltanto che pubblica anche le notizie che gli fanno dispiacere; è un piccolo giornale quello che le tace. - Si · fermò, si passò la mano nella barba, mi venne più vicino, sorrise: - S'intende : la notizia che ci dispiace, la si commenta nel modo che più ci piace. Per la verità debbo dire che il giornalismo romano d'allora, gior– nalismo tutto di parte, non aveva, caro Lodi, l'abitudine di rispettare sempre quella massima. Mi fermo. Non vorrei, proprio scrivendo a lei per ringraziarla d'un bel libro su noi e sulla nostra professione, far quei commenti in margine ai quali accennavo pocanzi, e rovesciare su queste pagine i miei ricordi e le mie convinzioni di scrittor di gior– nali. Se un giorno lo farò, auguro a me stesso d'avere la sua lucida memoria e la sua serenità superiore ormai agli uomini e ai partiti. Creda al memore affetto del :suo UGO 0.JErrI. Nel fascicolo di maggio, nella mia << Seconda risposta a Lio.nello Venturi>) il compositore ha all'ultimo momento saltato una riga. Ristabi1isco il testo originale soltanto per non lasciar forviare il mio amichevole contradittore : << manca ai francesi citati da Venturi quello che giustificherebbe da parte nostra un omaggio addirittura nazionale, l'istituzione deLla Scuola italiana a Parigi da lui proposta : manca cioè 11 carattere unitario dellJJ,.loro pittura qualcosa che alla meglio li faccia tutti visibilmente dello stesso paese e deUo st~sso momento come poteva essere quaranta e cinquant' anni fa il «momento)) degl' Impressionisti da Manet a Monet, poi anch'essi così diversi. Ma quale è la parentela tra Matisse e Utrillo! tr(!. Braque e Vla~n_c~ ? ~arlo d'una parentela che si veda cogli occhi, come s1 suole da qualche m1g1Ia10d anni guardar la pittura· non che si scopra per via metafisica. » ' BibliotecaGino Bianco

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