Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930

Inverno di rnalato 725 infermieri che, armati di grandi pale, burt;tavam.ovia la neve accu– mulata daJlla to~menta. Immobile ÌJnfondo al suo letto in disordine, coi crupelli neri tutti arruffati e pendenti sul viso pallido e ardente, Girolamo guardava ora il BrMn.billa, che ritto ÌJn mutainde rigate, davanti allo specchio, si sforzava, ÌlI1 quella luce incerta, di mettersi un colletto t roppo stretto, ora gli spaJ.atori; si .sentiva già lllilpo' feb– briicitam.te, i tornfi che le palarte di neve facevano caJdendo sul piaz– za le di,s,otto destavano ÌJnlui UJil fo:rnnicolìo di irrnmagÌlnifrettolose. Pernsava al freddo, alla 1IDortaletranquillità, al silenzio che certo eraino di fuori; immaginava che gli infermieri ogni tanto si soffer– massero nel loro lav oro e oolll quella nuvoletta del respiro d'avanti alle bocche am.sainti, ap poggia.ti sulle pale, illldugiassero a guardare il p:tesaggio lllevoso; gli pareva di vedere questo paesaggio, tutto bianco, ooo certi alberi e certe casupole d'lllila nerezza fradicia e come oarbonizzaita, e quel fumo dei comignoli sospeso tra il cielo e i pendii, meno candido della rneve, meno bigio dellle nuvole .... Ad un tratto uno- stuolo d[ corvi si leva dal forndo della valle, compatto, ordinato, che fa sul cielo biainchiccio- ulll disegno nero ed elegante. Questo stuolo si avvicina volando basso, ora addensaindosi, ora disperdendosi, ma sempre conservando quel ,suo ordÌJne preciso; più si ·avvicÌlna, più pare numeroso, ad un certo momento ill cielo llle è piooo, e lo stuolo è cosi basso che si possono distÌlnguere le ali, le code aguzze dei oorvi. Ed ecoo, da dietro una collina rotonda parte un colpo di fucile che esplode oome UJnabomba nel mezzo delllo stuolo ; ora i corvi sono tutti stramazzati .sopra la rneve, morti e stecchiti, ogni cadavere fa su quel candore una macchia 1I1eradiversa da tutte Ilea.ltr•e, ,sia che tenga aperte tutte e due le ali, o una sola, ed abbia la coda .spalam.cata a ventaglio o ben chiusa come un tulipano, sia che giaccia sul fianco o sul dorso colle zampe ÌlI1 aria; macchie mere più piccole e persino appena visibili, fanno sulla neve ,peillllee pelurie lanciate in tutti i sensi dall'espilosione .... Questa hru:nagillle della strage dei corvi tomav,a irnsistente nella mente di Girolamo, egli provava una specie di angosciosa delizia ad immaginare i funebri uccelli dissemirnati sul pendio nevoso, sotto il cielo stupito; avrebbe voluto ,pensare a.Ua sua pic cola a.mica, ma non ci riusciva e pieno di malumore, pur guardam .do il Brambilla vestirsi, tornava a quei suoi sog1I1i febbrili. Fu ÌlI1 q uesto momento che venne bussato alla porta e Joseph l'infermiere entrò. « È venuto per portarmi dalla Polly )), pensò Girollamo; e tiratosi a sedere su[ letto, incominciò a cercare sulla tavola accanto lo specchio e il pettine per ravviarsi i capelli scomposti ; ma venne fermato iin questo suo affaccendamento da un gesto dell'infermiere. - Niente visita oggi, .signor Girolamo, - disse l'austriaco con urna grande sobrietà di tono, quasi seccamente; e poi rivolto al commesso viaggiatore: - la sllitta è promta, signor Brambilla. BibliòtecaGino Bianco

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