Pègaso - anno II - n. 6 - giugno 1930
724 A. Moravia billa « ma non ho •alcurndesiderio di alzaruni.. .. qui al sanatorio mi ' .. trovo benissimo>>; l'altro l'aveva guardato di traverso: « tutti 1 gusti sono gusti)), gli aveva aO.fine risposto, « ma io .preferisco cam– minare e star bene)). Quasi og1Iligiorno egli si faceva portare a pianterreno, presso la sua piccola amica. Ci andava con una cupa voglia di scandalo, ohe sia per l'irnfantillità della ragazzetta, sia per le intenzioni che egli oi metteva .gli pareva di una perversità tutta, gratuita, neppure giu– stificruta ormai daJ bisogno di meritrure la stima del Brarrnbilla: Quel che succedeva poi duril!Ilte queste visite giri. lasciava u111 disgusto stupito; la Polly era sirn troppo docile, questa sottomissione e que– sta responsrubilità destavMJ.o irn hli una crudele i.r,ritazione. « La Polly >>pensava, « se lo volessi tornerebbe con lo stesso zelo e la stessa irndifferenza ai giuochi innooonti di prima>>; l't.Vrebbevoluto essere meno obbedito, questa autorità :gli ,pesava, gli pareva di usa,rla male; una volta pen,sò persino di confidarsi al Brambilla rma poi ci rinunziò; e quella volontà di raddrizzare i suoi ·rapporti 00111 a ra– gazzetta, sia per curiosità sia per debollezza restò allo stato d'in– toozione. Le visite d!uravano da due a tre ore. Qua.indo Girolamo tornava in camera, ,si sentiva insieme -spossrutoe febbricitante; la febbre, che era ili risultato più tangibile di questi suoi strapazzi, era abba– stanza a,lta, durava fino a notte, e s'aocompagnava coo dei leggeri dolori al ginocchio malato, il quale, dopo aver dato i111 'l!n rprimo tempo segni evidenti di ,miglioraimento, ora pareva essersi daccapo aggravato. Ma Girolaimo co111sideravatutti questi mi111acciosj,,-indizi con lia più grrunde indifferenza,; difatti inon ,sperava né d:esiderava più guarire; pensava che se la soonfitta c'era, era Il\eglio che fosse completa; l'idea dellla morte non sfiorò mai la sua 'mente, è vero, ma gli si presentò spesso sotto l'aspetto quasi allettrunte di Ullla catastrofe imprecisata che presto o tardi avrebbe dovuto venire a trolllcare una situaziorne ormai sen~a scampo né via d'uscita. Era il gfom,o della partenza del Brambilla. Costui, subito dopo pranzo 1 si alzò dal letto e procedette adl una accuratissima toilette, ; si fece la barba, s'incipriò, si profumò con l'acqua di -Colooia, quindi con un ,pettine .spartì quei suoi capelli bio;ndi nel mezzo dclla testa e con la brillantina li rese llisci e lustri; andò poi ad U1I1 suo bauletto IIlell'arngolo dietro l'armadio e ne trasse un vestito turchino un paio di scarpe di coppale, un soprabito ner-0 con bavero di veÌluto e un cappello 1I1ero duro; d!opodiché inoominciò ,a vestirsi. Aveva nevicato tutta la mattina-, il cielo era di un bi-ancore traso– gnato e sporco; nella stanza c'era poca luce, ,attraverso la doppia filllestra senza tendine;, si vedevano passare e ripassare, là di fuori, sulla terrazza, contro quel cielo biamchiccio, le figure ,nere di due BibliotecaGino Bianco
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