Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Gente in Aspromonte 569. fatto il dolce ,per la Pasqua, [a moglie si ricordava oome se la assalissero i dolori.. Do.po qualche minuto di abbrundono e di si– lenzio tetro si affacciava violentemente alla filllestrella come un pettirosso che si ostina a trovare l'uscita della gabbia e gridava·: . - Mialedizio1I1e a chi dioo io. Malediziollle a ~hi ha voluto il maJ,e di creature inhooonti. Ohe li fascino con l'allume di r,ooca, che va– dano mendicando iper i f.orllli, che non abbiano pace. Ohe la madre li vada cercando e non li riconosca. -- Ma al ba1001I1e della .Pirria un'altra voce femminile ribatteva: - Ohe ricaschino le maledi– zioni su queilla brutta bocca. - Era la Pirria che si scamsava come da un fulmine. Allora. la moglie dell'Argirò si buttava in terra e gridava : - Ecco, bacio in terra, bacio in terra. Ho colpito · giusto, do1I1naccia, .che ti conosoono tutte le fratte delle campagne, che ti conoscono le stalle. - La Pirria, senza più ritegino, saltò . sul balcone coi capeilli in 'mano e il pettine ,bran.dito : - Guardate queste straocione che audacia si pigliamo. Ma la pagheramno cara. - Allora si vid~ro i figli dei signor 0amillo Mezzatesta oon l' Allldreuccio alla testa _che giravano .per la• piazza simulàJ:ndo i funerruli della mula, e uno contraffaoeva l'Argirò piangente. L' Ar– girò li vedeva aggirarsi, senza capire, e si lamentava soltamto: - Ohi, ohi che m_alem'hanno fatto ! Ohe cattiveria è questa degli uomini! - Ma m.olll ·1a vinceranno! - si affacciava invi.perita la moglie. - Oosì vi voglio in ,pr,ocessione il giorno del· mio trio11:1fo. Ora sono io che mi vanto. Io ho fatto figli che si ridono di queste cose. Figli che sanno stare al mondo e che so1I10 forti e duri. Que– sta pancia li ha fatti, questa ,pamcia ! - E si batteva vioùmtemente sullla pamcia ingrossata da una lunga maternità, e pareva baittesse U1I1 albero carioo da cui saltasse fuori da un istainte all'altro un esercito di· figli inferocito. - Io solllo capaoe d'i andarmi a gua– dagnare il pane traghettando sulle spalle gente per due soldi, aJ. torrente. Come un'asina. Ma lllon la vmceran1I10, quanto è vero D1o. Devolllo baciare la terrà dove sono ,passata. Antoneltlo fu illlformato che il padre non avrebbe potuto per un pezzo provvedere aJ figliolo : ~he si stringess~ la cintola di u n buco runoora, e resistesse se non voleva far ridere i nemici. P.oi il padre avr,ebbe guadagnato runche lui. Per ora si era messo a fare il- oorriere a ,piedi, amdand'o da paese a ,paese, in ,mancanza di meglio. Antonello rispose che avrebbe fatto quello che poteva, e· intanto gli mandava tutto il guadagno deill'ultima settimana. Si racoomamdava soltanto che, se potevano, gli mandassero, quando faoevano il pane, U1I1 poco di quel pane impastato dalla mamma, che è tanto buono. Poi le notizie di lui si fecero più scarse, poi un giorno comparve a piedi in paese. Lo riconobbero e comincia– rono a ro111zare illl piazza. Egli entrò i111 cam che nessuno lo aspettava. -· Sei tu, figliolo?' BibliotecaGino Bianco

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