Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
Gente in Aspromonte I 567 bel pollastro. E il dolce di miele ti piace semipre ? U111a volta ti piaceva. E ho comperato un organetto, di ,quellli che oostano tre lire. - Reverendo - disse Benedetto, senza rispo111dereal paidre ; - preghi mio padre dii da~e queste cose ai poveri, perché io non posso aocetrtarle prima di Pasqua. - Ah, corpo d'ulll cane! Così mi riispo111di, Benedetto? Sei divootato un s:anto davvero? Hai :im– parato a predicare anche a me che ti conosco ? - La squaidra dei . ragazzi ·ora si muoveva e gli volgeva le spalle. - Quello è mio :fi,glio,per la Mo1Dtag111a ! e sta' a vedere che ora non posso neppure parlargli. Padre mio .... padre suo .... da,telo ai poveri. ... Un corno, ai ,poveri. l[Lpovero sono io. È la regola. Ma che es:iJste regola quandlo u1110 arriva da lontamo ? E io che volevo uscire con lui stasera, a bere un buon bicchiere di quello buono oon lui. Di quello mio, perché qui vino buo1110 1110ndevono s3Jper 111emmeno che ,sia. Ohe im1broglio111i che devono essere questi della città. Maoché, ,so1110 venuto qui a fare la carità, se devo dare questa roba ai ,poveri ? Io non sono pazzo. - Tornava lentamente in città. - Caispita come sono questi preti, caspita ! Me lo fain1110 santo sul serio. Hai inteso come predicava? Reverendo, padre mio, no111 posso accettare, la regola, e .sotto, e sopra .... QueUo rpredica oome UIIl prete vero. Ti è venuto lo scilinguagmolo, birbante. Ma dimmi al– meno bu0111a sera. Fammi sentire come dirai ai Mezzatesta: [Ladri e birbrunti, il vostro reg1110 è finito. Fuori di qui altrimenti vi prendlo a calci ! • Alla porta del semi111ario non ci fu ver,so di entra,re. Gli dissero che prima di sabato nel pomeriggio era Ìlllutile che tentasse. An– cora sei giorni. L'unica era tomarsene i111dietro.Cenò in un'oste– ria, zitto zitto e solo solo. Disfece i suoi pacchetti, che era un peccato mangiare da sollo. No111 gli entrava niente in oor,p,o, gli si era chiusa la gola, tutto gli pareva senza sapore. Diede un morso a Ulllapera e vide che era bacata. - Ti ci metti runche tu, aidesso. - Si ,sentiva abbrundonato anche da Benedetto, e si preparava a tor– narsene indietro perché non voleva spendere i solali all'albergo. C'era una luna di gelo, le fim.estre del semililario erano tutte chiuse, e gli pareva che una parete, dietro a cui immaginava che dormisse Benedetto, si levasse e si abbassasse come un petto gonfio, alla luce iincerta di un [Lampione. Si mise i111 viaggio. Il cielo era alto alto, che se il Signore era lassù no111 lo vedeva 1I1eppure,sperso sulla via gialla, piccolo 1I1eHa notte e !Ilero come UIIl pezzo di legno. XI. Ma lo aspettava di ,peggio quando tornò al paese. La moglie gli correva ililcOllltroche non ,poteva più parlare; poi, qurundo poté tirare il fiato g1lielo disse: avevamo dato fuoco alla BibliotecaGino Bianco
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