Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
Gente 1:n Aspromonte 565 dei rprati, i fiori dell'runemone e dell'asfod!elo, che vengono su im– provvisamente in certi ,spiazzi dei ,campi a segnare le impronte della primavera che vi trasoorre ool passo del vento. Certe volte era preoccupato di trovarsi um.:fiauto di oleandro, e quando veniva il tempo delila smielatura metteva da :parte UJI1 pezzo di cera gialla per :ficcarlo a palli!Ila 1nel piffero che faceva la v,oce dell'usignolo, alla sua stagione, ID d!icembre. ,Solo perché aveva quel figlio stava attento che suonasse la prima zamrpogna a tempo debito, qurundo scoppia improvvisamente come UJI1afonite in disgelo llleille !Ilotti d'inverno, e quando i 1pifferi dei ragazzi suoo.ano IDSieme tutti a Natale, che pare la foresta dei rosignuoli, una profonda foresta dove si accendono come luci i frutti del corbezzolo. Pensando a Bellledetto, aveva fatto un altarIDo su un'asse, C·Olll certi mozziconi di candela e un'immagine di carta. La .sua casa era oome un nido vuoto che si ritrova fra gli alberi, dove è chiar-o il lavoi::ofatto ad averlo messo insieme filo per filo. Si privò di ogni piacere come per una lulllga vigilia propiziatrice, attento a quel '.figliolo che do– veva improvvisamente venir fuori a parlare con booca nuova e dire le cose che faamo tremare il cuore. Decise di andarlo a trovare una primavera, senza avvertirlo, portandogli le oose che gli sarebbero ,piaciute. All'uso dei pastori mise tutto in una bisaocia che si portò a t1·aoolla, e ,queste cose erano il suo tesoro, e !Il-Olll immaginava che 111e sistessero fuori della sua casa e del suo paese. Tutta !l'umanità che si vedeva ID– torno gli pareva IDgannata perché non conosceva le sue pere da inverno che erano trunto tenere, e i suoi dlolci duri come il sasso e che poi si sbriciolavano sotto i denti come se alla fine 31bbando– nasser9 tutti i loro segreti. Eg1li aveva oomperato runche UJI1 orga– netto ÌIIl una fiera e lo aveva tenuto in serbo. L'organetto suolllava al[egro come se g.Ii facesse rpfa,cereessere destato dalla sua inerzia ; mettendovi 1ma maino intorno oome una cassa armonica faceva ulll suono p,rofOIIldo,u!Il suono d'orgruno. Il metallo nichelato aveva un lieve sapore· sa13Jto; i fori dell'organetto erano come uina bocca larga che ride. Dov'era la città sull'altura con gili olivi pallidi e con le rocce di ferro ? Tutto gli parve più ricco e più nuovo fuori del suo paese. Eooo un bel fiume, ecco l'acqua. Benedetto beve dicerto ooqua pura e fresca. Qui c'è le fontane, qui ci SOIIlO i boschi, qui c'è ,tutto. Beati quelli che stan!Ilo lllelle città dove inveochiano tardi, perché hrunno tanti piaceri. Hanno le case grandi e oom– per31Ilo quello che voglioo.o perché guadagnano. Ma non h3Jnlllo[e pere da inverno e i pollastri che abbiamo noi. Io vorrei saipere che cosa rpensano i superiori e i compagni qurundo vedolllo la roba che gli porto io. Ulll giorno gliela faccio la sorpresa, al direttore. Gli Jnando una cesta di frutta da inverno CO!Il un ,poco del nostro dolce. ibllotecaGino Bianco
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