Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

\ Gente in Aspromonte 561 - Per,bacoo.! - disse il padre. - Ne voglio fare- un prete pre– dicatore, e che parli per tutta la famiglia, messa insieme. - Alla \ prima paN?la sc•olllciache gli s•ein,tidire, il padre rise sgangherata– \ mernte come se fosse un segno certo e violento di vita. Siocome Be– : nedletto era nato nell'età mooo matura del padre,, aveva in sé quaJl– che cosa di predestinato, col suo colorito pallido e biondastro,. gli occhi azzurri. Sicoome aveva la memoria-pronta, le donne del popolo che crunta vano in c hiesa lo chiaimavruno perché ripetesse le par,ole dei canti impara.ti. ' Benedetto vi rundava e le donne lo te, nevano con Ile loro m3J[li calde, e lo ,stringevano fra le gilllocchia perché stesse fermo. AIIltonello, ,ora che norn aveva più da badargli, si naswndeva dietro la fratta ·diella fontana per vedere le dornne attingere acqua, IIle sentiva i disoorsi e gli strilli, udiva la ,musica del getto nel– l'orcio di creta. Qualche v:olta .si affacciava, ,quando vedeva. la Te– resa, divoouta grande, coi rigonfi deil corpetto sul serno, e la chia– mava: - Bchiavina ! Schiavina ! - Era divenuta bruna illl fac– cia, come di ciocoolata, e la chirumava,no Schiavina di s,oiprarnnome. Ella si volgeva e diceva levrundlo la mano ,per· ravviarsi i capelli : - Mi avete fatto paura. - Figuratevi che bugia mi ha raccon - tato mio padre, perché non vi cerchi : mi ha detto che vi è andato un chicoo di grano. nell'orecchio, che vi è rimasto ed ha messe le ' radici nel cervello, e perciò siete pazza, dice. Ma io non ci credo più. Schiavina, pensate a· me qualche volta? - Via, via, io ho aJltro da pensare. - Ma sòrrideva, e gli mostraJVa, mootre si rav– viava i capelli, la palma della mano nuda coi suoi geroglifici che non gli riusciva di leggere. Un giorno l'Argirò disse ad Antonello : - Figliolo, ho bisogno di ,te. Tu vedi qu3J[lto è intelligente tuo frat•el!lo, che certo diverrà, se lo facciamo studiare, un ,grand!'uomo. Mi è venuta quest'idea, e me la sog:r;iola notte. S-e riesco a fare di lui un prete staremo bene tutti, e anche lui. Io ho pochi soldi da pa,rte, e posso oomin– ciare a provvedere. Ma -poi questo mfo mestiere non mi basterà davvero. SOIIlocapa-ce d'i illldebitarmi fino ai capelli, e di lavorare il doppio. Io sono rispa.rmiatore, lo sai, tant'è vero che non vado mai a cavallo sul!J.amula, ma a piedi sempre, perché oosi mi campa. di più. Qui, in questo paiese non c'è scampo per nessuno, con questi mariuoli che comandano. Bella rivincita che sarebbe 1per me, per noi tutti, che da casa nostra uscisse qualcuno che potesse parlare a voce alta, e li mettesse a posto. Il prete, ci vuole. Tu mi devi aiutare. Comincia a lavorare subito e a guadagmare. Ohe vuoi fare qui, imparare lhll mestiere che poi non ti serve ad altro che a farti dannare? Ho saputo che dalle parti di O.... si lavora a ponti e a strade. C'è tlavoro e tu ci devi andare. Prima fai il manovale, poi fai l'operaio, poi finisci sorvegliante, chi lo sa ? se il Signore 36. - Pè{Jaso. Bibliotèca.GinoBianco

RkJQdWJsaXNoZXIy