Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
560 O. Alvaro geva ooo la voce d'un agmellino. Si svegliò e si s.enti dU;e, come se lo avessèro ,tratto ,dai suoi s•ogni di ieri; queil pirunto parlava e di– ~va: - ,S.ono tuo fratello, più piccolo di te, e tu ormai sei grande. - Era azzurro :Ln faccia, e sdentato come un vecchiino ; so– migliava al padre, vecchio e nuovo nello stesso tempo. Ora la casa , s'ingrandiva, Am.tonel1o si cacdava sulla ,sponda del letto per far posto al piccino, il quaJle pareva sapere qualche oosa di misterioso, d1e si lament,a,va dii qualche cosa che nes,suno riesciva ia crupire. Am.– tonello gli metteva il dito inel pugno per sentirselo stringere, gli toccava le guance, e gli parve che rimanesse, dove aveva posato il dito., il ,segno d'una fossetta. Poi v,ernneil padre a r:iJprendlerselo, e diceva: - Perbacco, di questo me faremo un dottorone. - Anto– nelllo domandò: - Come lo chiameremo? - Benedetto. - Questo nome divenllle più piccolo e vicino, divoone conosc-iuto, si rivesti di fasce e di cuffie, come oomprato nuovo al mercato. Il nome di Antonello parve dlisusato e decaduto. Booedetto diveniva un essere privilegiato perché era nuovo, e ad Antonel1o parev~ di esserci sempre stato. Booedetto non rispon-. deva alle sue domande, ma Antonello lo trattava col voi e gli par– lava con molto riguardo. La mamma g1lielo dava in braçcio e gli dicev•a spesso : - Tienilo per un poco e attento che non ti cada. - Allltonelio lo ,sentiva, divenire tutti i giornt più ,pesante, come se lo facesse apposta, e lo guardava piangergli in braccio in modJo incon - solabile. Am.tooello sentiva che forse era oolpa sua se piangeva. Eppure il pri;mo sorriso glielo fece a !lui ulfl giorno, qµando gli mise . un dlito sul mento per vezzeggiarlo, e quello rise con.la bocca sden– tata. Antonello se lo portava pe r le stra de in braccio che pesava assai. GuardaJVa gli altri monelli gioca.re , e lui ,seduto in terra coQ fratellino nolll si poteva muover e. Certe volte tentava di giocare oon Benedetto ,stesso, quallldo ne aveva troppa voglia, e faceva ancora dei giochi da ragazzo, mentre i suoi coetanei guardav-ano già oon attenzione le doollle. Poi Benedletto cominciò a camminare, le vestine gli si gonfiavano come se volasse, e mise i primi denti col primo vero sorriso. Anrtonello era già grande e si vergognava dei suoi piedi nudi, troppo lunghi e magri, si metteva a sedere per nolll mostrare Ilo strappo dei panta1on1 che aveva di dietro, quando . passav,ano le raigazze. Il fratello, piccolo e cocciuto oom'era, co– minciò a oomandare. Voleva che lo acoompagnasse :iJn chiesa dove credeva di cantare e non faceva ·che un'esclàmazione Qulllgae roca. Componeva le prime parole, correttamente, sooza saltare nessuna lettera. Per urn poco si era dibattuto fra tutte le sillabe del mondo scomposte come per un gioco di pazienza, poi imbroccò Qa via giusta e venne fuori con una infinità di parole che parvero straor– dinarie, e rideva forse per mostrare che capiva e che rnornpoteva spiegarsi meglio perché era troppo piccolo. BibliotecaGino Bianco
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