Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930
Gente in Aspromonte 559 \ Sarà stato perché era sempre stanco. La sera, quando ri!l1casava, gli si ,stringeva ill cuore, e le lagrime gli diventavamo cocenti dentro il petto. Da -tutte le case 1 si strillava, da tutte le case si piangeva, e i!l1casa sua silenzio, i ragazzi ,seduti intor1no alla madre, che par– lava loro con .gridi mumaini di tratto in tratto, facendo un urlo nella bocca me.ssa a imbuto, che pareva la madre .dei gufi. Questi ragazzi erano fuori tutto il giorno, curiosi dli vedere e di sapere ; si appiattavano mentre ,gli aJl,tri giocavaino, osservando come poveri esclusi dal paradiso, e se c'era da affrontare qualche fatica, se c'era da trasportare qualche cosa, se c'era da fare per gioco da cavalli o da asi!lli, uscivano fuori e si mettevano carponi, contenti, pur di stare in ooimpaignia. Oppure si appiattavano in casa, sotto la scala, a;d aspettare no!l1 si ,sa che cosa. Le donne, che generalmente coi figli degli altri non sono buone se no!ll 'per rispetto ai propri, ver,so questi poveretti erano tenere, e allungava!llo 1-0ro qualche cosuccia da mangiarè, che quellli maisticavano senza farsi vedere perché avevano vergogna dli mostrar,si. Se arrivava qualcU!l1o in . paese essi erano là a guardare, ed entravano nelle case senza che li senti,ssero. Erano come le o:mbre, e nessuno li oa,cciava,via, perché non potevam.o parlare né raooòntare quello che vedevamo. Era anzi un'opera di carità lasciarli nei loro nascondigli fino a che non si fossero an!l1oiati o addormentati. Girav,ano i!l1cerca di fatti, osser– vamdo con occhi fissi e attenti in cui, insieme ,con quello che vede· vano, ,pareva di leggere i ricordi con cui [o raffrontavano per far– seine un ,giudizio. Ridevano strizzand!o l'occhio, spandendo intorno una gaiezza irragionevole e i!l1illocentecome se ridesse un passe– rotto, oosa, i!llinaturale. Le -donne dicevaino: - C'è il mutolo, - come se dicessero : - È entrata u!l1afarfalla. - Avevooo la lingua, in fondo al sorriso malizioso, oome un coltello chiu,so in fondo a una tasca, e pareva davvero che la balia avesse dimenticato, come di• cevooo, dli tagliar [oro il filo di carne rosa che gliela te!l1evaimbri– gliata al palato. L' A:r,girò,era come se a,ves,sefatita una ,scollllmessa.Gliene !11taeque uno ancora, e lui era convinto che fosse quello buono. IX. Antonello aveva preso appena so!l1noche sentì la voce del padre su di lui : - Guarda che la mamma ti ha fatto un fratellino. - Glli pareva di sognare, e voltandosi dall'altra parte serntì un odore che' lo .riportava all'infanzia prima, come spesso gli accadeva du– rante il so!l1no.Poi sentì accanto a sé sul letto, fra le br{Wcia, u!l1a forma tenera e rigida !11ellostesso tempo ; erano le fasce in cui era costretto l'infante che non poteva muovere mani !Ilé piedi, e pian- BibliotecaGino Bianco
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