Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

Gente in Aspromonte 555 quel .momento una voce neJll'aitrio suonò allegra; la voce del prete. Egli esitò un minuto sulla porta, si levò il cappello precipitosa– mente e tirandosi su le sott3Jlle si mise a ,sedere accanto al padrone di casa. Gli ba:tté la mano sul ginocchio dicendogli : - Come va ? - Ma, veduto il ragazzo accanto a lui, lo ,prese sullle ginocchia e ca– rezzandolo gli disse : - Ebbene, C'heoosa vogliarrno fare oon questa Comunione? Prima di partire dovrà pur farla. - Che? parto dli già ? - chiese il r3!gaz.zocon voce smarrita. Er,a da un .pezzo che si parlava di maJ1darlo al seminario a studiare per diventare prete ; ed egli vi pensava sempre ; ma questa mattina non· si ,s31pevache oosa avesse, pe:rché si mise a piangere e disse : - E i mi.ei fratelli, il Titta e Peppino, che cosa fanno, 1I1on vengono oon me ? - Oh, quelli non hanno vog1lia di studiare. - Scese dalle ginocchia del prete e si rifugiò p:resso sua madre. Que– sto prete, il Ceràvolo; era un uomo tozzo e grasso, ooi capelli grigi e uno sguardlo fugace negli occhi i!Ilquieti che non posava mai a lungo ÌIIl un luogo. - Non volete più andare i1J1 .seminario, figliolo ? - disse la -madre. Il ragazzo, coll sililghiozzo in gola, annuì colil un celflno del capo. - Perché : altrimenti, come farete a diventare vescovo? -' Il ragazzo ,sorrise. Aprì la bocca il p3!dre, il quale pronunziò con voce strascicata : - Del resto, se nolJl vuole, lascia– telo stare. Noialtri non abbiamo bisogno di IIlulla. - Ma che si fa per il bisogno ? Tra i n,ostri fig1lioli,se questo ha volontà di studiare fa.clèirumolo ,studiare, - insorse la ,madJ:re.- Tanto ,si sa che i suoi fratelli non sono buo!J.i a IIliente, e che faranno i vagabondi tutta la vita. Al.meno questo .... - Camillo Mezzatesta abbassò il capo con UIIl ,sorriso puerile e di-sse: - Questo somiglia a me. Que1;ito 'è il imfo figliolo. - E indicava il ragazzo col dli.to teso. · Questa· faccenda deilla somiglianza lo aveva sempre preoccupato· di fronte a,lla gente. Quando era stato più piccolo, il Pretino, si ricordava, le donne lo fermavano e lo guardavano, ·qu3JlldonOIIl ,gli prendevano il viso fra le mani .per dire : - Questo sì ,somiglia a suo ,padre. Ma gli altri.. .. - Questo fatto lo aveva messo sempre in UIIlaC0111dizione di privilegio e !Ilon sapeva perché. Anche ilil casa, il Tiitta e il Peppino dormivano in una ,stanza e !lui in un'altra, e non li vedeva ,se ID.OIIl quando si trovavamo a tavola. Sua madre iinsor,se per dire: - Che oosa volete dire con questa faccenda della somiglianza? - Era divenuta pallida e fredda, oome non era facile vedere. L'uomo abbassò gli occhi, e vide il ragazzo che guardava fisso ora l'uno ora l'altra. Ma brontolò: - Nioote: ,dJi.co che questo ha :preso da me. - Va' a giocM'e, figliolo be]llo, va' a giocare, - disse la. madre rivolta al ragazzo. Il Pretino noo se lo fece ripetere due volte e uscì come una saetta . .Ap,pena i passi del ragazzo si sentirono in fondo alle scale, la Pirria si levò, e puntando i ,pugni sui fiamchi si mise a dire sotto- BibliotecaGino Bianco

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