Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

Cinquemila lire 335 su e giù., ora sulla crestl:l,dell'onda, ora oon l'acqua alla gofta. Qual– che 1saa1t.o l'avrebbe aiut·ato: O' non aveva il podere, n,o:n era sua l' Acquaviva ? Qua:ndo, aJl capezzale della Fosca, l'Angiolina aveva i111vooato l'aiuto dellla Madonna, il ,suo pensiero era oorso alla Madonnina nelfo, chiesa di Galciruna, all'alitare di sinistra, dove la m3Jmma an– dava a fare le sue devozioni. L'aveva portata lì 00111 •sésÌIIlda baa:n-. bina piccina. La ohieS'a ,di Grulcirurm, lSorge in Ullla;piazzetta sull'orlo deillia strada di Colle, e è p,ooo più di un ciruprun!Ilone; 1poitre,bbe anche essere molto runtfoa, ma è così povera che non lo dà da vedere. Agli altari è appesa qualche grande tela polverosa, buia e scrostata, con molte figure, o un Crocifisso di legno pitturato, o una Sacra Fa;miglia di modi. raffaielleschi. Ma quellla testina di ,Ma,.. don111a, forse ritagliata da U111 quad.To più ,grande o oopiata da una tavola antica, per l' Alllgfoli111aveva una poesia misteriosa. Ma già, le donne pregavano tutte più volentieri a quell'altare; facevano i voti e chiedev3,111-0 le grazie alla 'Madonna addolorata. Dicevano che fosse allltichissima, di u111'antichità di legge111da; e, neil disegno duro, nella carnagione ver,das.tra, quel volto ÌIIlgenuo av,ev•aUIIl'im– ponenm come di creatura no111 di questa terra. UIIl goffo diadema d'.argento l'i1I1ooro1I1ava, molte collane di ooral1o e di perline gialle le cingevano il oollo, e pietre dure di pooo va!l-0retempestavano 1'a veste a,ooollata. Eran quegli occhi allungati e obliqui che ave– ValllOvisto 1I1elsuo cuore il tormento, e avevaino aooettato il suo voto. L' Angfo.lina aveva strinto Ulllpatto segreto e solenrne ; se ne sentiva riscaldare il petto come ,da 1Wa !lampada nasoosta, da una tenerezza che nessU111O doveva sospettare, che, a tooersela per sé, era un eterno bene. Si tratteneva semp,re di più nella chiesetta; quelle ore erano piene dli UlllaOOIIllIDOZfolile timoDosa ·e serena, oome ritrovi che doveva tener segreti. Eralllo gli runelli della catena che teneva insieme i giorni della vita : senm il pensiero di loro, la mat– tina, non avrebbe trovato la forza di affrontare ile sue miserie. Felice, in casa, non si vedeva più che la sera. L' AngiolÌIIla si era tanto distaocata da lui, e egli viveva oosì i,solato nel ,suo mondo, eh.e 111On si sarebbero dati IIlOia,se non ci fosse stato da chiedergli i de– nari per la spesa. Quando Felice aveva il portafogli g,01I1fio, era stato gooero•so, ma ora che vedeva avvicinarsi la fine del •suo gruz– zolo, nolil si arrendeva che dopo di averlo difeso. Lui stesso non giocava più, fumava sigarette più ordinarie; e, persÌIIlo, beveva meno; del resto, a cen,telli1I1areun bicchiere o due, raiggiungeva lo scopo oome prima con un mezzo firusco. Il p,iaoere nolil era IIlel pa– lato : era la mente che divagav,a e s'isolava in un etere più chiaro; e i sensi divootava1I10 più aicuti e più mo.rbid~, i 1I1ervisi distende– 'ValllO in. riposo, pieni di vibra,zioni sensibili e buone. BibliotecaGino Bianco

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