Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

LA CASA NUOVA. Abitavamo u!Ila crusa vecchiia d'·un qual'ltiere vecchio, di quelle case che, anche ,se vuo·te, .sorn,o ,sempre amhlillllte.La città, fuor delle :finestre, era tutta domestica; e le botteghe ·piene d'alacrità er3illo la oontirnuazione della ca.sia. Ogni tanto si ce11oova la cameriell'a e si trovavia giù daJ.macellaio a ba,raJttar due p~ole col garzollle. 111 por– tiere paSISlava le sue giomrute lllel bugiga,ttolo del cmbiattino e oo,r– reva ogni twnto coi piedi dolci e piatti a 1soffirur nel portavoce che rispondeva al quarto piamo. E, soffiando, faceva •Ulllia .smorfiettia che lllon si sa;peva se schiwntasse o sorridesse. Lia sera,. poli., mi pru:revache le finestTe desseTo ,sopll'a Ulll gTaill salone turtto lluml e tutto movimento, il quale 1sprofondava in al– cune suggestive e miagiche caverne come ,se ne vedo!Iloal teat110 dei burruttiini, rischiarate di &etro alle quinte o sovmstrute da certe lune sospese di carta veli!Ila; ed emn Ile boititeghe. È [ieta cosa pensar che la casa è il mondo. Nata'dalkl, rterra,. continuava fino aJ.cielo. rMasiccome era anche un mondo artificiale (perché dovevano sbame disooste le oose tristi e violente, e tutto doveva diventarvi domestico e co!Ilsolatoire), amche •1a tell'iJ.'a II10II1 doveva esse,re la Illuda terra, ma tutta foderata & ,selci e di mar– ciapiedi tirati a pulito, con la ,scritta illl mosaioo, coi lucernairi che iaprono un sottomondo più domestioo anoora. E il cielo lllOn doveva essere quel:lo stramiero delle giom,ate fredde e bigie, né quello -troppo aperto e spelagato, né quéllo sordo e 'Il1'.Ì.IliaCcfoso, conquas– swto dal tramontano torbo. Il cielo doveva essere quello che si vede lllelle notti tMIDquille, quello cioè che non ,si v,ede e che si senrte oome 11amano di Dio, quando la lu!Ilaootira illl crumera e la t11oviamo, d'un tratto, !Ilelliaootinella per ooonpagnia. Insomma, la casa nostra era sempre esi:stirfla,ci ,proteggeva oon quei bei muri foderati di tende e di oartJa a fiorrumii., e ci difendeva con tutti quei piaicevoli posti di guardia che eramo le botteghe fer– vide e illumina;te sulla strada. E per :mezzo dei campwnileitti e delle terrazze e dei comìgnoli, oomunicava diretJtarrnente 0011 cielo. Poca gente veniva ,a, trovarci, rpe11chél,a, mia famiglia aveva pochi aimirei. L'ulllico ,russiduo era, un domto:re ainriainOltto, il quale Biblioteca Gino Bianco

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