Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
E. Rocca I dodici .an1I1i d'incertezza, che precedono la redazi.olile de:fim1tiv,a, di questo grande « rom3Jllzo dell'opera)) si ,spiegano ben1ssimo: la ~essa alt,era figura, del iMaestro che Werfel si prop0111evad'evocare non era fatta per d,a,r confidenz,a; ill t1more, più che giustificato, di leder,e IIlOIIl tanto la reaJtà, 1 storfoa, quanto quella intima e mitioo che l',a,rtista deve ricreare ; ,senza dire che la vicinanza relativa degli eventi costituiva l'ostacolo più ,serio al disegnarsi di questa, magnificamente attuat,a poi « leggenda d'un u,omo )>. M,a,.si spiega ' 1 . anche meglio 1'01I1datadi motivi che d'oveva alila fine travo gere ogm dubbio: l'av'versio:ne ,di Werfel per tutto ciò che ilil musie,a, è cere– brale e voluto, la sua adorazione per la melodia ispirata, il suo latino aJIIlordei colori, delle forme, degli effetti d'insieme e insomma dern'oper,a oome 1'i1I1tendeva Vel'di; il suo ardente desiderio di rené\,ere omaggio all'Uomo ch'egli pen,etra per affinità di tempera– mento e d'esperienze nolil solo II1€!Ì. momenti di grazia ma in quelli pure in cui la prolungata a,ssenz,a ,dell'ispirazione può far rite1I1ere a un artista istililtivo d'esser defi,nirtivamente svuotaito.· È proprio in UIIlO di quesrti momooti che Werfel sorprende il Maestro. Vel'di ha 1 sessamtanove anni, rappresenta l'Italia nel mona:o che risuona dellla sua gloria, è rioco, ha creato opere immortali ch'egli è il solo a ritener superate. Potrebbe, se volesse, passar felkemente il resto dei ,suoi giorni nelle tenute ,modello di San– 't' Agn,ta tra i contadini che l'adorano per la sua ,savia, generosa e mai stanca attività di bene e ripensare, acc3Jllto alla sua buona compagnia, a una vita ,in tutti i ,sensi bene ,spesa. E inveoe n,01I1 è oontento. Dall'Aida in poi, e per dieci lllllilghian1Qi,non gli è riuscito di scriv1::rpiù nioote di buono. Egli -s'acoonisoe, è vero, ililtomo alla partit,ura di quel Re Lear che tiene iSegreto a tutti e da cui tanto all'inizio s'era ripromesso. Ma dovrebbe IIlon esser l'implacabile autocritico che è, ,per no:n veder quanto ,poeo ci 1<;iadi ver,a,mente jspil-ato e di IIluovo ilil quella vana fatica. Non sa illudersi. Pure, llle' suoi momenti peggiori, v'è in lui qualcosa che attribuisce ad alltri la. colpa di quella sua .aridità, a Wagner, sopratutto, che lo ha scavalcato avocandosi, con la sua nuova ooncezione del dramma musicale, l'attenzfo1I1e del mondo e gli entusiasmi della gioventù. E u:n giorno, dicendlosi d'001.dare a Venezia per visitare un amico morente, parte con la doppia, oscura spel'anza' di poter preparare . la rivincita ool Re Lear e di liberarsi, ilil un oolloquio col rimle che pur Rente oscuramente fraWllo, da quella mortale sensazione d'infe– riorità rhe gli impedisce di ere.are. Però Verdi tr,ova .sempre llluovi pretesti per rimandare la visita a Pail.azzoVendra.miin do.ve Wagner tioo corte e, d3ID.doalle fi:l!mmeilll un momento di sc olllfor to iil' Re Lear) sembra dimettere de:fi.:nitimmente ogni velleità di rivincita. Ma dal l'ogo egli esce OOIIl un'3Jllim,a,nuova: nello stesso momento in rui rilllunzia a ogni battaglia, pens,a, di potere ormai, con la •sere- BibliotecaGino Bianco
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