Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

Ulisse e i Ciclopi 281 ---------'------ si fosse a,ddormentato come gli altri. Toccava, a ilui, 00111templando quella distesa umanità, il rossore dei bracieri, le fr.onde notturne, dare una nuova favola al mito d'Ulisse. . Ripensava il Vulcruno, le sue lingue di fuoco, le. sue bra,ccia di nuvole, e l'occhio tondo del cratere. Ed ecco una .subita iillumina– uone lo peroosse ; il Vulcano era il Ciclope, ed il Ciclope era il Vulcano. Bisognava fare del guercio pastore una ,montagma :fiaim– meggiante, del m0111te una creatura possente, tra umana e divina, il Gigante. _ Dove Ulisse s'era addormentato, l'Aedo, sopra ila mandra bassa dei dormenti, co111tinuavala favola. Vedeva, alto sul cielo, il Ci– clope, coll'unico ,occhio di :fiamma che schizzavia ira rovente, al– zare imprecandlo rocciosi macigni, soagliarli verso i fuggenti. « A questo, Ulisse IIlon ci sarebbe mai arrivato ! ». - Signori del Cielo, - driJs,se aillora, volta1ndo naso e barba. al– l'insù, alle fr.onde alianti, dietro le quali brillava qualche stella, - vi rilll,g-raziodi questo pensiero. ·Di queste gio;rnate, una sola cosa. era grande, e non umana: la furia delll'eruzfolne, il Vulcano oolla sua rwbbia di fuoco. Misere astuzie, ingalilni, cupidigie, passioni da .srunguee da vòmito, otri sfon,d0iti, capre ·sc:annrute,strilli inutili e vanterie merr:rnognere : ooco l'opera nostra di stolti mortali. Quel che dli men peggio ha saputo fare Ulisse in questi giorni, è ancora il suo racco111to. Ma voi, alti Dei, per farci sentire al parag,0111e tutta la 111o~tra umana miseria, avete d ispiegato co me 111I1a bandiera di fuoco nel cielo la vostra potem,a, sciagl:ia.to :fiamme alle stelle, squassato le '8eilve,,arso le praterie; l a montagna, illl doglia si è riempita del mug– ghio delle mandre spaurite, la terra ha tremato come un cuore fanciullo. Solo in un punto avete fatto. ai mortali un dono celeste, ed io son quello, ill :figlio vostro, l:' Aedo. Se mi tenete nel dolce Hquore della vostra grazia, questi giorni nOIIlsaranno passati invano. FuTono miseri, e ,sairanlilo belli ; fu - ro111O e:fimeri, e saranno eterni : e tutto ciò per una sola, per 111I1a piccola idea da poeta. E la mia favola, echeggiata di labbro ilil labbro nel grembo dellle folle sgomente, molcerà il duro cuore degli uomini, sonerà attorno alle culle dei pargoli, migrerà di terra ilil terra, varcherà i mari come 11IIl gabbiaJI10 carn,d,ido, tp0Jtriirnoniodi tutte le ,genti, fimché batta suilla terra u111 cuore di carlile. Questo povero Ulisse che sonlilecchia riverso ai miei piedi, col naso affondato nel .suo bicchiere, sarà, l'Eroe che affrontò IIlella ca– verna il Ciclope, sarà l'Ingegno che vinse la F&za. Il mio nome dileguerà nel rumore dei secoli, oome 11IIl bimbo sperduto nella pilebaglia, e quello (fogli Aedli miei pari, che favilla BibliotecaGino Bianco

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