Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930
280 P. Gadd,i verso 1e cascine spar,se sul m()IIlte; noi, oon quanta forza avevamo ancora nellle gambe, e ool gregge ormai 1I1ostro,rapidi galoppammo alla 111ave. - Soddisfatto di aver condotto in salvo il racconto fino a questo punto, Ulisse girò umo sguardo sulle tavole, DormivaJI10ormai tutti, anche gli araldi. Ma Ulisse, ,saggio eroe, no111 si offese. Soolò filllo all'ultima goc– cia, il :fiasooche aveva .dinanzi a sé, poi essendosi !levata una brezza fresoolina, si avvolse nel ,suo mantello di porpora. Allungato di traverso sulla sua seggiola, mentre il vino gli lavorava doloemente il ,sangue, a ·poco a pooo s'assopì a111ehe lui. Quallldo russò così sodo che neppure una cannonata avrebbe po– tuto sveglliarlo, l'Aedo, che aveva chiuso un occhio solo, si scosse, salì in piedii sopra il tavolo, perché voleva pa,11lareai Oelesiti. VII. PARO LE AI CELESTI. Gli p,iaceva parlare agli Dei, e sentiva che quello era un buon momento. Il vino non gli aveva infuso sonno, ma anzi una alacre lievità; gli pareva di sentirsi ali frementi agili omeri, oome Cupido che lungi ,saetta, e di andar svolazzando oon quelle sopra i dormenti, sì,mile ad una grande far.falla. Per quanto, con la bo111ariatolleranza del professionista verso il dilettalllte, avesse ascoltato con qualche soddisfazio111ei giochi deilla li111gua d'Ulisse, sentiva tuttavia che al suo racoonto mancava un oolpo d'ala supremo, ohe lo rapi,sse, ,su, meschino ffl.mtodi be– stiame, nel Regno dei Miti. In piedi sopra il tavolo, alz3,111do le brac– cia agli alberi gonfi d'ombra, lo invocava, dai oelesti immortali. Era discesa la 111otte, le ultime luci deil banchetto aJI1davanoago– nizzando rossastre. I visi disfatti 1al sonno, maculati dai riflessi .sanguigni dei braJCieri, si reclinav3,1110 sui colli flosci, come frutti pesanti. La foresta intomo pareva più nera e fosca, dle !n.sa di respiro 111ot– tumo. Qualche ,straioca 111,enia da uhriiaco usciva qua e ll à da,lle bocche carnose degli Ulissidi. · Alto e ,so1osopra il tavofo, l'Aedo ,sentiva, in quel momento la sacra dignità deHa sua missione di vate. Gli rag.giava negli occhi una calma luoe di gioia. Nulla, di quelle giomate, .sarebbe rimasto, sentiva l'Aedo con orgoglio, se anche lui, greve di capre e di mo, BibliotecaGino Bianco
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