Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

276 P. Gadda Appe1 11aquelllo c,omi111cia respirare : - volevo proporre .... - mormo.ra aJJ.oormez:w ,soffocato, - •senon si chiede al Re di rMC001- 1Jarcicome andaro1110le cose. - Ce ne ha già .racoonta,te tamte ... , - dice Pericle, scetJtioo.; m3' "'•ltri intorno •banni) udito e fanlilo coro alla riohiesta del caporale. - ' ' ' - Pa,rli il Re! vogliamo la storia! - si comilllcia a gridrure. Come atterohisce il fuoco irn un paglia.io , ,suibiltìaJlnenite tutta l'3!S•semblea s'Ìlll:fia,mmadi voci. Le bri gate d'o.g llli tav;ola percuotono fun rritmo i bicchieri colle forchette, e, per troppo chieder silernzio, il baiccano cresce, serpeggia, sli moltiplica furente. S.olloquando Ulisse 1-si alm, il tumulto si plam e .gli zittìi sibilruno come se una ventata improvvisa fischiasse nella foresta. Il ,silenzio è ,c,olmo d'•attesa,, e, come uin'ainfora troppo piena, sembra che, ad ogni istante, debba tria1bocca.rein parole. VI. L.A VEHSIONE D, ULISSE. Tutta la verità, solamente la verità, 111ientealtro che la ve– rità, - comi111ciò Ulrsse, colla voce 11111 poco 111el naiso. Fatta questa dichiarazione preliminare, rimase 11111 istante s ilenzio so, gira;ndo s:uj soldati una sguardo paterno, poi entrò senz 'alt.ro :iin argomoo.to . - Salpati da quest'isola, corrie sapete, n avigam mo tutto que ~ giorno 00111 miare a,vverso, sbarcando a notte fo111da 0JdUJ1ariva sel-. vaggia, ai piedi di alte, dirupate scogliere. Quando apparve ne] cielo l'aurora, che hradita di :riosa,ci oootemrmodal sonno e r,iposati ci guardammo inwll'no. Oltre le scogliere, cominciaJVa una intricata, ve:ridecupa boscaglia; tra i primi tronchi d:egli alperi le nebbie fug– genti dellla notte facevano come un agitarsi di veli. Ci addentrammo nella foresta. Sorgevano aittorno a llloi al~ piante, impacciate di liame; folti cespugli o[ezzanti oop,rivano, tra ciuffi dli muschio e mirtilli, il ter– reno, qua e là rugginoso di pigne. Si udivano, oon st•repito sooco, di foglie calpeste, giazzelle e daini, cervi e cignali fuggire impauriti; saettavano nell folto ful– minei, affogando in ullla ·spuma di foglie. Ignoti uccelli simili a co- librì, parevruno, sui rami eccelsi, penlllnti fiori. ' L'Ìlllcainto di questa passeggiata mattutina ci scendeva 1I1el cuore I e ci metteva, vo,glia di caintare; già qu,aàcu,no, tra i più giovWili, aic- cellllilavaa fior di laibbra, come mtimidito dalla maestà della foresta, le bellle amorose .romarnze della presa di Troia, ma dovetti farlo ta– oere, perché avrebbe potuto scop,rfre la nostra presen?ìa alle popo– lazioni di quella ter-ra. I compagni parevano lieti e ,senza pensieri: BibliotecaGino Bianco

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