Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

Ulisse e i Ciclopi ----- tetica; rivolto 1t1uovamentea tutti, ------'-che la mia gloria è la vostra, e la grandezza delle imprese comp,iute, comu1t1eonore, fierezza, co– ,mune. La memoria, o compagni, è una torpida ancella : tra quello · che le affidasti e quel che ti s•erba, inon s-ai quanto abbia tenuto per sé, quanto smarrito. Sapete come il vamo umore degli uomini muti le oo,s,e,e quanto caprfociosi, gli Dei, ,spiri1t10nell'animo no– str,o .sentimenti e pensieri. Mi par di leggere nei vostri occhi, che mi fi•siSJ3Jllo, rutitenti e dev,oti: - per,e,hé il R 1 e ci dice queste ooise? Per la futura grandezza delle noswe irrnprese, che mi sta a cuore, come a voi tutti. Zotici er,oi, uh tempo, 1t1on.si curavruno della fama; ma i oostumi sono mutati, ed il buOltlcondottiere, ora, deve badare alla pubblioa opinione. Chi crederà alle nostre avven– ture, se IIle facdamo un ragguaglio discorde ? E tale sarebbe, se io non mi prendessi cura di fissare in tutte le menti, ,sopra le mu– tevoli imp,ressioni vostre di spettatori, 1a verità ufficiale dlei fatti. - Un mormorio dli app,rovazfone corse le 1'abbra degli Ulissidi. - Dunque, - oonclus,e il Re, - siruno intesi: ,se mai vi sembri . di udir dal mio labbro oosa disfoTme dal vostro rioordo, pensate che la memoria, in quel punto, vi tradisce, ed aocogliete il rac– conto di Ulisse come il solo degno di me e di voi. r - Sei la bocca della verità, Ulisse ! - gridarono i falli oompa- grni, ed il Re, lieto, annunziò che, ,appena a ter,ra, avrebbe offerto un prrurrno a tutti. · L'Isola, frattanto, s'era avvicinata di molto, e vòilti alle sue coste, faoendosi solecchio colla mano, i naviganti scrutavano la riviera cercando il porto dov<e avevano lalsciato i compagni. A poco a poco le fattezze dell'Isola si precisavano. Pareva, nel mare celeste, una vinosa giumenta aiccosciata. E mentre Cil'esioevatno i soffi silvani deUo ze,firo che veniva in– C01I1tro alla nave, si cominciavano a· distinguere ,gli alberi, le sar– tie, le coffe della flotta anoorata 111elporto. L'urlo delle sirene giunse oome garrito di rondini ai lllaviganti. Gli Ulissidi rima.sti nelil'Isola si a:ffollava,no alle spiag,ge, sven– tolavooo :fìazzoletti, tellldeVMJ.o le braiccia ai COlillpagni. - C'è da mangiare! - fu il p,rimo grido dei reduci. A questo annunzio, rispose dalla spiaggia lllll barrito di gioia. Giunsero nel porto, chiuso da diue promontorii selvosi· e coro– nato, in fondo, da .una picoola .spiaggia di ciottoli fini. Le altre lll'avi ffUllisse stav;31Il.o all'ancora 111ella baia rotonda, ormeggiate a grosse boe di sughero; una carena puntellata di tronchi di pino si allun– gavia in ,secoo sul greto, e caldaie ardevano attorno a lei, colme di 11eoebollente, mentre i carpentieri ed i ea,J,afati sfacceindavano mar– telloodlo e spoonellando attoroo ai ,suoi fianchi. I guidoni dei pavesi sventolavMlo lieti, le insegne dei capitani dli vwscello garriv31Il.o fio,ttando agli alberi maestri. I mozzi, •arralIIl,picati aJ!le $a['tie, svoo- 18. - Pègaso Bibfioteca Gino Bianco

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