Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

Ulisse e i Ciclopi 271 ogm~er:Loolo immediato. Testimo111i più sere111i, perché più lontani, dell' uzione, al timore si mescolava 111eloro runimo una sorta dii stupo e per 10. grrunòliosiità e 10. forza di quello soatenarrnento di fUJrie (Il3Jturali. Dimentichi di'Ulisse e della rnave fuggente, emn ri– masti tutt'oochi, e sen2'ìaparole, a guardare il travaglio· del moote. Le pecore salvate s'eran raccolte attorno al gruppetto dei ragazzi, quasi ilnvocando protezione. Nèrito, ogni tamto, sbirei81Vla le rucque p,r-O!fo111de, ove, :iJn u111 veir– diccio pallore di rocce subacquee, si vedeva, brillare la corazza del– l'Ulisside. - Se anche scendesse dal cielo una pioggia di fuoco, - pensò, - lui se me sta al fresco. S'è affogato a tempo. Faceva un gran caldo, una maligna arsura che i111collava le lin– gue ai palati; i pastori si tergev,ano la fronte madida di sudore co111 dei fazzo1ettoni a scacchi, riparandosi gli occhi dai bruscoli di fuliggine ,che oomineiav0JI10a tul'lbirnare nell'aria. I fiori degli agavi erano avvizziti di colpo. Nel fragor degli 1sco,p,pi le •pooore belav0JI10 melodliose. Quando p 1 ass,arono alti nel cielo i primi lapilli. : - Ce 111e fosse 111110 anche per Ulisse, di questi ,sassoHII1'.Ì. ! - esciliarrnòTèleimo. - Forse vedremo compirsi le nostre voodetite. A bordo della 111ave gli runimi erano divisi. Una persorna di buo111 senso avrebbe messo tutti quanti ai remi, per aillargare le dist,anzie tra sé ed il Vufoano: ma Ulisse era un eroe e, per di più, curiosis– simo. Da quando quel rombo :iimprovviso gli aveva troncato il di– scorso ·(- Non ci voleva meno di un Vulcano, per farlo star zitto! - commentò una ma1'a lingua diei suoi), era rimasto appog– giato al parapetto del Cllistello di poppa, a godersi da 1ontruno [o spettacolo dell'eruzione, che per i 111avigamti era runche più bello, arricchito dai riflessi neri e porporini del fumo e delle fiamme sul mare. Pareva contento come un bambino, quando lo portano la prima vollta a teatro. Era tentato di tornare indietro, verso i suoi nemici, per godersi quella vista più da vic:iino. - Prendi delle 111ote, - aveva detto a(ll'Aedo, - mi pare u111 bel soggetto, per UJI1 letterato. I primi lapilli caddero lontam.o e non ci fecero oaso: ma quam.do u111 blocco :fumigante, grosso oome la 1nave, precipitò nelle onde a cinquanta braccia dalla prua, e l'ondata, che alzò, si abbattè sui :fiam.chidella car,avella inondlandola ilnteramente, gli Uli-s,sidi, soo– tendosi sballottati dal risucchio, pll'esero spavooto, ed i vogatori, senza aspettare ordirni, arrancarono aid allontanare la nave da quelle a.eque pericolose. Da term, a vedere quello soo111quasso,sperarono un momento che gli Ulissidi fossero spacciati; ma la scamparono. - Li ha mam.cati di pooo, - osservò Nèrito, che parlava del Vufoam.o come di una persona di oonoscenza. Biblioteca Gino Bianco

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