Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

ULISSE E I CICLOPI. I. LA VERSIONE DI TÈlLIDM:O. ScorTeva con occhio stizzito la maestosa groppa deil monte, che, nereggiante di boschi, saliva verso l'erto, ignudo cratere. - Se non viene, peggio per lui! - esclamò, sbuffando : a queste parole di Fedlimo gli altri pastori, intorno, assentir,ono, tranne Nèrito, che prese le difese dell'assente: - Un po' di pazienza! per una volta che tarda!. .. - Mentre, ra.ooolti in cerchio nell'ombra d'un largo castano, discutevano così, le greggi s'erano accosciate pazienti nelle pieghe dei prati, cercand,ovi il ristoro dell'ombra. Un odore di velli accaldati si mescolava nell'aria, tra dispersi be– lati, aJllo sciacquìo dei ruscelli. Comi,n,ciiav,a far caldJo. I pastori di quella terra selvaggia, ignota affatto agli altri po– poli mediterranei, ogni giorno, verso l'alba, durante la buona sta– gione, si riunivamo nell'ombra di quel grande castamo, prima di al– largarsi c,olle greggi pei pascoli. E solevano farlo discorrendo fra loro, o ritagliandosi degli zufoli di camna,. innanzi che il sole si facesse troppo gagliardo. Da tanto tempo il Vulcamo era sopito, che avevano preso confidenza con lui, e salivano a. stuzzicarlo cogli zoccoli delle capre fin sotto l'irta giog·aia color cenere dlove le an~ tiche lave, decomposte dalle piogge, cominciavamo a ricoprirsi di una lamugi!Ile d'erba verdiccia. I pastori più ardimentosi, nei rari giomi che la vetta del Vulcano era sgombra di nubi, spinti da curiosità, s'inerpicavamo a piedi nudi sui greppi spugnosi <fulle lave, sporgendosi quanto più potevano a guardare nella voragine. I pochi, che avevam·oavuto cuore di farlo, la descrivevano come una immensa buca rotonda, dove l'occhio, sgomento, soendeva lungo pareti screziate di giallo, d'ocra e di minio, fino ad U[l lago fu– moso, dal quale uscivano a quamdo a quando sotterranei boati. Era, ,questo lago, coperto d'una crosta grigioferrea, sparsa di pù– stole, che la fiorivano, lente germogliando dall'interno bollore. L'avresti detta, a toccarla, grinzosa e molliccia come il ventre d'U[l rospo : era invece rovente,. ed esalava per la fossa immensa folate di zolfo, che mozzavano il respiro. 17. - Pluaso. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy