Pègaso - anno II - n. 3 - marzo 1930

338 D. Oinelli prendeva runa debolezza e un affaamo da non poterli sopportare. Nes– suno poteva capire, •sentire quel che soffriva; qualche volta Ìlnvece si rimproverava lei di perdersi -subito d'animo. Le avveniva di sentirsi vici!lla a morire: un pic001lostrappo più: profondo nelle fibre, iJ fiato che tardasse un altro momeinto a tor– nare di lao-giù e era finita. Poi si sentiva rinvivire lentamente, come ,se fo:se 1stata morta; si gua:vdava intorno, stupita di rivedere 11a ,sta1nza,1e 0ose di tutti i giorni, riaiggrappam.~vi,si a poco a poco, dubitaindo che potesse esser vero. Aveva paura d1 quel gr3.1Il neiro nel quale •si era sentita cadere ; non c'era altro che nero, dilà. Con uno sforzo violento, si st3JCCavada quel terrore, e le rima- _ !lleva addosso una ,g;randlesolaziom.e : avev,a visto il nulla, dilà. « Ma– donnÌIIla .san:tia,perché md.01bba.ndolllate?Ohe ho fatto di male ? di– temelo voi. ... Fatemi morrir ·senza peccato .... )). Perché doveva essere oondannata a quel buio che nolll era nem– meino u,n abisso, ma proprio il nulla, una parete nera? A forza di tribollare, oominciò ,a avere un s0:spetto, a coltivarlo sinché non dli.venne certez:ba; di un ,sentimento passivo come una rinunzia, poiché ne ebbe preso coscienza, riuscì a farsene un dolore fisico, runa ~Ìlna fitta nella caroe; e, a pooo a .pooo, a esserne tutta presa, a n,on pensM'e a altro. Si s-entiva oòlpevole di non voller male alla Fosca. Prima, sem– mai, era compassione mista di maraviglia, che nutriva per lei. Ma, messa oosì sull'avvisd, oominciò a riflettere, a rigirare con la mente intorno alla Fosca. Da J.eiavevan principiato le loro disgrazie. N oin era giustizia perdonare oosì. Se si fossero difesi subito, tutto il male non .sarebbe successo: se ne faoeva una oolpa. . E il dubbio d:i essere inel male, l'angoscia di sentirsi nel peccato no!ll le davano requie. Né Felice, né i bambini la credevan malrut·a sul serio. - La mamma ha l'a,ffanno - diceva la Marietta, oon un certo orgoglio. Felioe entrav,a in camera, si fermava a guardarla. Lei, perduta-. in quelle am.g-oscie,lo vedeva ,stemperato ÌIIl una nebbia, sotto alla, realJtà vivente e dolorosa degli inoubd.e dei dubbi· era !Jllille miglia lontana, e lui sentiva di non aver che vedere con Juel che suocedeva,. dietro a quegli occhi : dopo un poco andava via. Ora che nolll aveva, più denari in tasca, !llon ·aveva nemmen ipiù doive rundaTe Felice. Gi:31va .p~r il podere, ilnfi~·avaun vi,Ofbtolo, il primo che gli ~pi,tava~ pe1 oa.mp1. Quanto camrrmnava i!ll quei giorni! I bambini andavano a ,scuoila, all'as!i.1o: c'era vo]uto il prete per farceli mettere· loro . s ' no~ c1 ·a:evan? pen·s3:to .. perso e sospettoso FeUce girava su e giù pe1 botri degh AmerJ1gh1come u:n di quei grutti ma.ndaiti via dalle case, che amano -a, •star per la, macchia e a diventare animali selvatici. BibliotecaGino Bianco

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