Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

IL SIGNOR MUZZI. Abitavamo m 1ID villino alla periferìa, 111ellanuova località si– gnorile, ora oostellata di costruzioni pr,etensiose a grado a grado su per la collina: e pochi am.nifa tutto era quiete di campi e di orti, e dalle vie che saliv,amosilenziose era riposamte la vista della città che pareva lontam.a. Il villmo - Villino Irene - era u1110 di quelli dall'architettura più complieata : mo111tatosecondo le esigenze e i gusti ultramo– derni. "Muzj" era .scritto [leJlla targhetta accamto a] bottone del ca.m– pamello: e questo diceva qualche ws'altro oltre il cognome. Perché quel siglllore alto e grosso, dalla faccia di buon pasticcione, che ogni mattma verso le nove usciva in pMlciolle nell'automobile, era stato .sempre per tutti il signor Stefom.oMuzzi e era anceìra per tutti il oommendator Muzzi; ma lì inel cartello era scritto Muzj, e sua moglie e le sue figliole firmav•ano Muzj e nei loro biglietti da visita avevano Muzj. Per la stessa ragione le due ragazze si chiamavamo Mary e Gaby per quanto al fonte battesimale i 111omi fossero stati Maria e GahrieUa. Il signor Muzzi però in tutto questo 1110n aveva avuto parte: eram ,sua moglie e 1e figlie che avevano certe sensibilità. Si capiva anche a vederle: squisitamente dipinte, con le bocche disegnate a d!are l'idea di voluttuosi esotici fiori, coi capelli tagliati a maschio . e le testoline liscie, sì, forse un po' deficienti, ma, dalla sagoma ele– mentare e dall'espressione tanto "interessante" ; "deliziose", poi, in casa, [legli ambigui " pigiama" mentre, fumamdo, ,sfogliavan la Vogue. Più che la madre d'elle sue figliole, " Donna Irene " sembrava la loro sorella maggiore. Aveva varcato da ormai più d'un an1110, per quanto 1110111 lo confessasse 111eppurea sé, la quarantina. Ma era un'artista della toilette: vestiva giovanilmente, faceva cure per dimagrare, andava due volte almeno la setttmana dal parrucchiere, · d:alla manicure e a farsi fare il massaggio alla pelle del viso, almeno BibliotecaGino Bianco

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