Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

LA PRIM.A:POESI.A DEL LEOPARDI. È piacevole e utile rileggere di un gram: poeta una pagillla non grande, se questa conduce direttamente a un'altra pagina lasciatRi in ombra ove solllo le primizie della grandezza di lui, le p,rime voci vive e profonde dell'anima sua. La poesia che figura nell'edi– zione 111apoletana del 1835 dei Canti di Giacomo Leopardi tra i Frammenti al 111. XXXIX no111 è un capoilavoro, né tra le più note; ma ha ben diritto a essere senza pregiudizi richiamata e letta, 3Jlllcheper intendere come mai l'autore ve la pose: torna poi es– senziale al fi111e che a-ocen111avo. Spento il diurn o rag gio in occidente, e queto il fu.mo delle ville, e queta de' cani er a la v oce e della gente; quand'ella, volta all'amorosa meta, si ritrovò nel mezzo ad una landa qU31Iltofoss'altra mai vezzosa e lieta. Spandeva il suo cbiaror per ogni banda la sorella del sole, e fea d'argento gli arbori che a quel loco eran ghirlanda. I ramoscelli ivan canta,ndo al vento, e in un con l'usignol che sempre piagne fra i tronchi un rivo fea dolce lamento. Limpido il •mar da lungi, e le campagne e le foreste, e tutte ad una ad una le cime f3Ji scoprian delle montagne. In queta ombra giacea la valle bruna, e i collicelli intorno ri vestia del suo chiaror la rugiadosa luna. Qui tutto è oomune; qualche cosa potrà sembrar notevole nel quinto terzetto, non altro : è resa tuttavia l'impressiollle dell'in - sieme, e lo -stesso .semplice andamento par che valga a ritrarre la gramde e pilacida calma Ìill cui l'ampia scena è immer,sa. Sola tenea la taciturna via la donna, e il vento che gli odori spande molle passar sul volto si sentia. Se lieta fosse, è van che tu dimande : piacer prendea di quella vista, e il bene che il cor le prometteva era più grande. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy