Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

GALLERIA DEGLI SCHIAVI. I. IN PIAZZA, AL CAFFÈ, UNA DOMENICA. La Piazza brulica, perché è domenica, e i tavolini del caffè.harnno inv,aso il marcfa,piede come una marea fino aill'orlo. Nella piazza girruno le automobili, il vespero è tepido : vogli:a di gioia riempie l'aria d'un polline d'oro, gli stridi delle ro!Ild[IIlicalano tra la gente a eccitarla dal cielo, cheA un grrun fascio di rose. Il tempo scivoila tra i tavolini come un bambino che non ha voglia di andare a }etto. Ma già l'aria dolce cominciando a oscurare si fa mo:rbida e per– fida, le rondillli ora sono fuggite oltre i confini del mo111:dlo. Sulla piazza vigila dal comicione del PaJlazzo un grande oro– logio da torre. (Tavolini all'aperto, borghesi al caffè, domenica di giugno: ma tra l'immenso brusio p,rotago1Distamuto è quella gr3Jllde faccia giallastra illu:minata di dentro). lia gente che ,si gremrÌJSJCe tra i tavolini è variopinta e stride, oome prima le rondini, dalla vetrata splendida filllo al limite del mar– ciapiede. Appunto intomo a ulllo di quei tavolini del limite, nell'an– golo estremo, si è stabilita una doonenfoale famiglia. Erruno : UJnamadre, U!Il padre, un bambino di otto anni. La madre non gioiva lllé dellla domenica, né dell'aria rosea, né dei colori sontuosi che scintillavano davanti a lei daUe ooppe. Ella guardava intorno OOlil odio. Profollldamente odia tutte le per,sone che erano arrivate più presto di le i, e .sied ollloa tav,olini più centrali. Il suo ranoore tinge di veleno il gel-1.to, che si fa vioilaceo. Ora s'è accorta di un sopruso più grande: al cuni tra quella folla, invece che seduti su di una sedia, oom'è lei, stamno in una poltroilla di vimini. Il suo sguardo diventa strale contro i loro volti: quelli da !lontano ,si ·sentono per un istante impallidire e mruncare, girano il capo imbambolati senza c,apir donde arrivi loro quell'olllda di malore. L'odio deUa doona d[venta sma!Ilia, il suo cuore grida al cielo implorando U!Il oggetto su cui rovesciarla. Il padre tace, guarda la donna di sotto in su, guarda pirunamente il fanci ulllo. Biblioteca Gino Bianco

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