Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

LIBRI. VITTORIOENzo ALFIIDRI, Lucrezio (Collezione << Le Vite» diretta da Giuseppe Lipparini). - Le Monnier, Firenze, 1929. L. 10. Di analisi· critiche su la poesia di Lucrezio ce n'è un numero assai scarso : e quella ventina di opere che l'Alfieri cita sotto questo capo nella nota bibliografica, l'Alfieri medesimo dice che di una critica este– tica vera e propria rappresentano e costituiscono in' generale appena gli antecedenti. -Solo due scritti egli crede poter eccettuare : uno, breve, di Francesco Arnaldi; e, segnatamente, le pagine su Lucrezio che leg– giamo nella letteratura latina di Concetto Marchesi, « le più belle e le più profonde», dice l'Alfieri e dice bene, che sulla poesia di Lucrezio siano mai state scritte. Ma, anche avverte, né l' Arnaldi né il Marchesi reputarono di poter ammettere l'unità estetica del poema. Perché, ab– bandonata la posizione assolutamente negativa del Lessing, che il De re– rum natura disse filosofia senza poesia, o versificazione lfilosofica, il pro– b~ema critico era ed è appunto questo : se la poesia investa totalmente il poema e insomma il materiale epicureo sia totalmente divenuto espres– sione e forma; oppure se codesto materiale solo in parte sia divenuto forma, ma in parte anche sia rimasto dottrina, struttura filosofica, espo– sizione didattica, non-poesia. Il problema è solubile nel senso che l'Alfieri ha creduto di risol– ,verlo ? Le pagine più notevoli a questo proposito sono le dieci che pre– cedono l'analisi del poema, 71-81. Nelle quali egli afferma e ragiona così. Primo : la natura di Lucrezio è si la natura di Epicuro osservata fisicamente e scientificamente analizzata, ma è anche la natura che tutti, filosofi e non ,filosofi, vediamo e contempliamo e sentiamo; e que– ste due nature in Lucrezio non sono distinte, ma unite, compiutamente e assolutamente fuse in una totalità sentimentale e fantastica, senza prevalenza dell'una su l'altra, senza residui né scambi. .Secondo : non . si può parlare di un Lucrezio filosofo propriamente detto, perché in Lucrezio filosofia è fede, contemplazione, stato d'animo, non ragiona– mento ; e, se anche ragionamento, codesto non è mai impersonale né oggettivo, bensì imperiosamente soggettivo, esigenza poetica, condizione della drammatica intima .di tutto il poema. Terzo : Lucrezio non i.n– l!legna; o, se insegna, insegna a se stesso in quanto ha bisogno egli stesso di essere istruito e illuminato, di trovare una certezza o almeno una. risposta ai suoi dubbi, di vedere una luce nell~ sua o~curità, di cercare una consolazione alla sua ansia e alla sua pena. d1 uomo, che sono BibliotecaGino Bianco

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