Pègaso - anno II - n. 2 - febbraio 1930

RICORDO DI LUIGI AMBROSINI. CON POESIE E PROSE INEDITE. I. Anni fa, una mattina di autunno, Luigi Ambrosini ed io si partì da 'l'orino verso Padova. Io dovevo incontrarvi un amico ; Ambrosini veniva per acquistarvi da certo libraio il Lexicon totius latinitatis del Forcel– lini, edizione del Seminario. Dopo una settimana, Ambrosini mi man– dava a Padova cartoline di saluto dai Laghi. Distratto dall'estro o dal desiderio, era sceso non ricordo a che stazione, e a Padòva non c'era ancora arrivato. Forse quel Forcellini è ancora o,ggi dal libraio .... Nel ricordo, questa mi sembra un po' la parabola del caro amico perduto. Per vent'anni Luigi Ambrosini scrisse nei fogli volanti dei gior– nali e il suo animo segreto aspirava alla pace studiosa del Forcellini. Il giornalista rapido, il corrispondente, il commentatore dei fatti delle passioni delle polemiche del giorno, il critico pronto delle ultime << no– vità» (il giornalista Ambrosini ebbe molte corde al suo arco): questi ed altri erano i pretesti, quando non furono i diversivi, di una passione, di ·un nocciolo letterario molto più addentro, sicuro. Il giornalista scrisse in tutte le pagine del suo giornale, l'uomo, innamoratissimo come fu della vita, morse a molti frutti, ma in tutte le direzioni ch'egli tentasse, e nella buona come nella mala fortuna, un punto in Ambrosini era sem– pre certo, una verità restava vera: la sua fedeltà alle lettere, il gusto , mai smesso e lo studio dei classici, il desiderio dei buoni libri. Non basta ricordare qui l'ateneo bolognese, la scuola del Carducci, il greco dell'Acri, su cui Ambrosini scrisse una bella pagina. Noi sap– piamo che altri, e pur bravo, uscì da quella scuola con animo diverso. Il gusto letterario in Ambrosini restò come un punctum essenziale e distintivo; un qualcosa che restava vero per sé, quali che fossero le vicende o i pretesti cui lui si applicava. Negli articoli, tanti e si vari, di questo giornalista, il soggetto il tema l'argomento ogni volta importa– vano quanto, e non più, la sua volon,tà e il suo gusto di dire. Lo scrit– tore bilanciava l'uomo seppure non lo avanzava; non c'era pericolo che l'estro o la passione se lo portassero via. E quale fu l'animo del giornalista, la sua morale? Letterato, Am– brosini si richiamaVta piuttosto alla tradizione, al costume, al decoro che non alle ideologie o alle fedi. Ma non sono cose poi tanto lontane'. forse soltanto le due facce di una stessa realtà. I suoi Racconti di gue-rr~ (non racconti nel senso romanzesco, ma pagine di diario, cose vere) sono un libro di costume, un ritratto dell'italiano, l'uomo e la sua terra, sul gusto che sarà poi un po' quello di Bacchelli. Perché il libro di Ambro- BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy