Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

30 L. Salvatorelli tale, scrivendo nel periodico sindacalista italiamo Divenire sociale (1910), le sue Confessioni) Come divenni sindacalista (poi ritradotto da lui in francese: Llfes rwisons dJu syndacalisme nei citati Maté– riaux). Spiega colà, il suo passaggio all'aJI1tidemoorazia, daJl periodo <Ìl'eyfusardo e bloocardo (1898-1901, all'incirca), in cui avev,a perfino difeso l'entrata di Milleramd 1I1elministero Wa-1deck-Rousseamr - quel -Milleramd che, secondo codieste Confessioni soreliane, già dal 1893 era a,pparso Ulll « farceur >>. E ila spiegaziollle consiste in questo, ch'egli 1si era a<X;ortocome la democrazia conducesse gli operai ad assoggettarsi ai politicanti : ora, « niente di grande po– tr,ebbe uscire da un movimooto opemfo condotto da ,politicrunti >>. Il Sorel sindacalista del 1910 non cerca più, come lllel 1889, Ullltesto per « arrestare la propaganda dell'idea rivoluziolll·aria » : sembra, anzi, farla lui ,questa pr-opagalllda. -Ma il bisogmo del viamgeloeroico– è rimasto; e le Confessioni rimamdano in proposito alle Réfiexions– sitr la violence) pubblicate la prima volta ,quattro anni avanti. In– fatti le Considerazioni sulla violenza) rese così note iill Italia dalla traduziollle del Sarino pubblicata dal Lruterza, potrebbero illltirtolall'lsi per buona ,parte : Trattato del sublim,e. « È necessario (cito dalla traduzione del Sarno) che i socialisti si persuadano che 11'opera alla quale ,si votamo è grave, terribile, sublime» (p. 156). Questo sublimer che per il Sorel è il porro unum necessarium) del Y.amgeJlo, egli noin lo ritrova più né presso i clericali, lllé presso i liberali e i democra– tici, ove ha lasdato il passo « a una morale la cui volgarità 1I1on è– poc:a >> (p. 250). Ma esso ma,nca ugualmente al socialismo riformi– sta, che riduce tutto a contestazioni d'illlteressi materiali (p. 252).. Il lavorrutore, invece, deve essere un produttore di sublime, ·alla pari delll'arti,sta e del .sold-ato delle guerre di libertà (pp. 293 e sgg.). Q,uesto idea-le del S-orel, che si presenta come 'ideale morale, non manca d[ 'lln cert•o carattere estetizzamte : 11aviolenza proletaria,. dicono semp,re le Considerazioni) << appare molto bella e molto, eroica» (p. 102). Car,attere che fa pensare (senza che ,sia affrutto il caso di parlare di derivazio{lli, lllé da ullla parte né d:aJll'altra) ar doonunzianesimo: si tratta, in ambedue i casi, dli lotta per la lotta, si tratta di oombattere, ed eventualmente di cadere, illl un nobile atteggiaimento. E, se nolll colll D' Ainnunzio, con Nietzsche, ispira– tore di questi, il confronto è stato fatto già da altri: per esempio. dal Lasserre, nel suo ,studio citato in 1principio, e g:ià assai prima dal Borgese fra 1I1oi. Estetismo o no, niet7!schiamesimo o nò, quella che appare indu– bit.ata è l'ulllità d'ispirazione in Georges Sorel, dal pri{llcipio alla. fine della carriera letteraria. Cerrto, si può scrivere (per dirla con Pietro Paolo Trompeo) una H istoire des variations de Georges– Sorel; ma le diverse soprastrutture teoriche cela{llouna persistente BibliotecaGino Bianco

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