Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
Stampe dell'Ottocento : le inglesi a Firen.ze 17 quaidiri di .Sandro Bottice]li. Voi mi capite ben.e,.no111 è p,iù agevole lo stabilire una volta rovesciato il giogo della leg;ge e invasi i cMll.ipi ò~lla fantasia. La loro età ? Anche ottuagenarie, oolla pelle appic– cicata su]le ossa come cartrupecora, oon parrucohe e dentiere, erruno anoora bambine. Queste donne ch'io vedevo tutti i gioooi e oosì diverise da quelle del mio paese colle quali non avevamo nel portamento nel volto e nel oostume nulla in comuiile pure vivendo, fra esse coiilla più o-rande dimestichezza senza oomunicare, furolilo una delle prime att;azio111i della mia infanzia, la mia curiosità era acuita dalila loro varietà e bizzarria che le affratell,a,va ; e mi ~ccor.gevo insieme .che se i miei sguardi eram chiamati da esse oon tanto fervore, quelli di mia madre, al cui fianco camminavo per le vie, non avevano per esse u111 tremito, un tocco, una sosta, quasi non ci fossero :;;tate; tanto da dovermi domrun,dare qua.Je arte imipiegasse ,per non acoorgersi di loro fino a quel punto ; erano fuori di discussione e avrebbero potuto ciroolar nude o colle gambe in su, coperte ool manto di Creso o ,di giornali vecchi o di cenci da lume, non sarebbero riuscite a farsi 111otare;mentre 1110n mi sfuggiva di quaJli occhiate palesi o furtive vora,cissime gratificasse le borghesi concitt3Jdlim.e,cericando di scrutarne ogni dettaglio della veste, e giungendo a voltarsi un pooo cedendo alla tentazione, o mostrarndo chiaro il dispetto di no111 avere almeno U111 occhio anche di dietro per poterle guardar meglio. E rioordo bene u111 fatto che valse ,a illuminarmi di più : aveva un giorno mia madlre iiildos,sato un vestito nuovo, e incon– trrundo per vfa una collloscente -s'era fermaita oon essa a ,scambiare qualche. parola, queilla si credè in ,dovere di cuoprirla di elogi con alquanta untuosità: « oom'è carina, come sta bene, che bel vestito, sembra U111a forestiera)). Per quel fluido naturale che correva fra mia madre e me non mi restò difficile l' aooorgermi che i complimenti lllon le erruno andati giù, e lasciata la elogiatrice la sentivo r:iJmugi– nare dentro qualcosa, e la osservavo fare sfo.rzi, camminando o sostando uin poco, per ,potersi vedere ne]le vetrine delle botteghe. Giunti a casa ella rimase per u111 quarto dl'ora davanti allo -spec– chio, volgendosi e rivolgendosi, ceroarudosi e.,sopra e sotto .e d'ogni lato, ed aiutandosi con un secondo specchio per vedersi dietro, fa– oendo alcuni passi e osservandosi camminare ; finché non si decise a ,spogliarsi quasi prem.dendo Ulllarisoluzione non del tutto sicura, e gettando via la roba ~on vaga inquie~ud:iine. Le doloezw di quella oonoscelll'te 111asC0111devano dunque u111'insidia? Oggi io posso tran– quillamente ricostruire colle parole il pensiero di mia madre quel giomo per la via davanti alllo specchio e to.gliem.dosi il vestito. « Ulna forestiera>>. Ohe c,o,sa v•oleva dire a Firen~e sembrare una forestiera? Chi erano le forestiere dli quel tempo? Le vecchie in– glesi. Ne venivano è vero altre che vivevano nei grarndi alberghi e 2. - Pèuaso BibliotecaGino Bianco
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