Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

76 D. Cinelli ma lo era co111 tutti. E poi, avrebbe voluto vedere : sapeva lui oome trattarle, le do111111e. D l resto, l'aveva fatta far la sig1nora, e orar non aveva il diritto di lamentarsi. Essa non si acoorgeva che di tempo in tempo d el decadimento che la portava insensibilmente 00111 sé : le gram.di faccoode eram. quellle di ogni giorno, i bambini, la casa, m ettere in sieme il desinare e la cena; per sé, non si ser– bava che quell'ora in chiesa. Coi suoi bambini e anche con la gente di fuori era dolce, ma di esserlo OOIIl Felice, 111-olll le era permesso : lui non le dava confidenza, la moglie doveva stare al suo posto_ Qualche volta certe maniere buone, gentili delJl'Angiolina lo face– vano traisecolare: dove le aveva prese? Avrebbe potuto capitar peggio; dlavv,ero. Dietro la villetta padronale, che ormai !Ilella trascuratezza aveva perso l'-aspetto di abitaziollle civHe, la casa colonica si aiddoss:wa al poggio. Il podere, il quaJle proode il nome di Acquaviva da una chiara sorgente che scaturisce in cima ai campi, dove i castagni ,scendono ,sino al coltivato, è ·ricco di viti e di ulivi, in piam.tagioni a filo delle terrazze di muro a secco, spartite d~gli ,acquedotti. In •origi!Ile .doveva essere stato un di quei bei poderi di poggio '1ise– gnati con maestria, che ,sembrano giardini; ma questi poderi ab– bisognano di U1I1amanutenzione costa,nte e ,amorosa. Qurundo si smuove un sasso dai muri a secco, ,o frama una pietra degli acque– dotti, o un rovo •O un lecciatto bàrbica negli Ìillterstizi, occorre provvedere se non ,si vuole che in pochi anllli non si disgreghi tutto. E i lavori so1I1 di spettanza del proprietario. A ogni avvertimento, ,a -ogni richiesta del contadino, Felice si stringeva nelle spalle : - No1I1posso fare spese. All' Acquaviva stava allora una buona famiglia di lavoratori, ma quando il ca,poccia vide da che parte s'era messo il vento, run– daron via, s'illltende bene. Fu allora che si presentò Tito a chiedere il podere. Felice si mise a ridere: un uomo solo per il podere dell' Acquaviva che aveva avuto am.che otto bestie nella stalla, ai suoi tempi! Tito dieeva che la sua do1I1na lavorava più di un uomo. Lì per lì la Fosca IIlOn fece nessuna impressione a Felice, benché, siccome famiglie a garbo non se ne presentavam.o, allogasse il po– dere a Tito. Ma quaJche giorno dopo la tr-ovò nel campo, e si dovette fermare. La do1I1naera china, a fare erba. A salire da un greppo se la trovò disopra, a monte. Era scalza, oon quelle gambe more, . magre. Lo sentì e si vo[tò. Era svelta di bu:sto e piccoletta, col viso leggermente çaanuso, labbra grosse, tumide, e occhi di gatto, marrollle chiari, quasi gialli; di viso ·si poteva dir brutta, ma quegli occhi gialli sotto alle folte sopracciglie nere, parevano un capriccio di 111atura,e pungevano, facevano male. Aprì le labbra in un sorriso oome per dargli a Ìilltendere d'aver ca.pito, e il viso . . BibliotecaGino Bianco

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