Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

74 I>. Oinelli La donna sospiro. Dopo u111 poco disse: - O Dio, va tutto in oonsunzione ! - Poi no111 disse più 111ulla. Si doveva essere addiormentata ; oppure 1110n aveva più voglia di dir nulla, e stava a guardare quelle disgrazie che no111 poteva al– lontanane. Felice uscì di ca.mera e si richiuse dietro la porta, pia,no. Aveva paura di dover ricominciare a discutere. Fuori, tirò un so– spiro di solilievo, 1scese in cucina, aiecese_u111 fuocherello di soopir mise il bricco del caffè a scaldare e si ,sedette sulla panca 111ella cappa del ca;mino, curvo sulla fi3Jmma. Le sue sperrunze erruno cresciute nella notte, con l'alilo111tanarsi del fatto. Se Tito se ne fosse accorto, a ,quest'ora quel che doveva Sl\lccedere sarebbe suc– cesso. Si vede che la giaochetta era rimasta dove l'aveva attaccata. Sorbì U111a t zza di caffè cald!o, accese la sigaretta, si mise il fucile a tracolla e, tutto rianimato, uscì fuori. La casa di Felice aveva conosciuto tempi migliori. Dal p01dre~ che aveva oondotto una lU111ga vita di llavoro e di eco111omie,egli aveva ereditato una bottega in paese, emporio fiorente di qurunto occorre alla massaia, e quel possessino: l' Acquaviva. Prima di morir-e, il vecchio aveva addossato alla casa del contaJdirio quattro strunze di abitazione per passarci la vecchiaia, e intorno aveva pirun– tato ·un giard!inetto, separa.to dai campi da 1siepi di allo:ro, deUe quali 1110n rimaneva ormai oh e qualche ciuffo soverchiato dai rovi. Il vecchio era ancora in vita che Pellice aveva .già imparato a far debiti, e, quando diventavruno noiosi, rioorreva a ripieghi 111-0,n sempre lodevoli per nasconder11i o -sodklisfarli: la cassa della bot– tega 111e ,sapeva qualche oosa. Aveva preso abitudini spooderecce: quello star scioperato tra bottega e podere, né qua 1I1é là, fav,oriva le sue tendenze ; poteva così frequentare i oapi scarichi del paese, uomillli fatti che aocoglievamo volootieri lui giovincello perché aveva, sempre qualche soldo per le tasche, da pilucca,rg1lieli facilmente. Dopo un noviziato costoso, si trovò a 1110n star più che co111 due o tre giovamottacci s-enza arte né parte, i quali er-runoun po' in suo vas– sallaggio, ma in 'fondo gli fooevano fare quel che pareva a loro. Morto il paJdre, Felice dovette sistemare. A metterli tutti in– sieme, pareva impossibile che avesse fatto tainti debiti. ,Si disfece della bottega : non aveva carattere da stare al banco a vendere aghi, refe e simili; era u111 mestiere troppo noioso. Dopo aver pagato tutti, gli rimase qualche migliaio di lire, e il podere; anzi quasi due poderi, poiché, oltre ali' Acquaviva, possedeva. sul fiume alcUIIle terre a piano, che erruno quanto di meglio si potesse desiderare; terre da orti. Infatti, quando alcuni anni dopo si trovò di nuovo angustiato dai debiti, vendé quellle. VelJlrdécon l'intenzione, anzi con la sicurezza, di rfoomprarle BibliotecaGino Bianco

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