Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
72 D. Cinelli stanza per farci caso. Ma come era successo al padrone di scambiare giacchetta con lui, di mettel'lsi una giacchetta che era in camera sua? Lia sua sorpresa fu tale che lì per lì non poté nemmeno pen– sare a male né ,seguire siino iin fondo quel pensiero ; ma, senza dar– o-liene ooscienza la mente la,vorava, e, mettendo insieme impres- "' ' . siollli, irncidenti di mesi, forse di anni prima, g1h fece finalmente apparire chiara e precisa la verità: la Fosca e il pad!rone .... Un diaccio una lama di ooltello gili entrò nel petto. Frenò una bestemmia tr~ i denti, e tirò sulle guide. Il cavallo si fermò di botto; la testa del cavalllo di dietro gli venne addosso. Il barroc- 1 ciaio !SÌ svegliò e si mise a imprecare: - Ohi v'insegna a fermarvi a ood-esto modo ? Si vede, benedetto, voi, che IIl-OIIl siete del mestiere ! Docilmente, Tito lasciò le guide; il cavaillo riprese il suo passo uguale, rassegnato, sonnolento. Le prime lagrime, pese e silenziose, gli cadevamo ilungo le gote· con un pietoso solliev,o dell'animo. Poi a un tratto gli apparì la Fosca. Lo guar,dava e rideva. Era c·omese l'avesse lì viva, di carme e d'ossa. Si mise a picchiar la testa rnella doga di un barile per sen - tir meno il male di d'entro. A non esser soilo, a seintirsi dietro, a,c– canto, il rotolio di ,quel barroccio, era oome a esser carcerato: non poteva voltare il cavallo senza che quello gli chiedesse perché, e gli pareva di doverglielo dire. A casa .... che avrebbe fatto a casa?' A un'orndata di sangue, come a, un respiro che gli riempiRse i polmoni, si sentiva crescere, diventar forte : afferrava oose, bastonir seggiotle e picchiava, picchiava- alla cieca ·su tutto e .su tutti; ma nel fondo ,del suo amimo c'era quella certezza di n,on sapere, di non po– tere. Poi, c'erooo le cinquemila lire. Bisognava pensarci beine. Oom'era,n lunghe le notti! A quell'ora, qualche .settimana prima,. avrebbe fatto gioruio; si sarebbe sentito meglio, a vederci; meno, solo; avrebbe avuto meno fredido al oore, meno voglia di piamgerer alla, luce deil sole. Invece nel buio, no:n c'era che quel male sordo· 1wl petto, e quel peso del portafo~li. Ent ravamo. neil Maltraverso. Era pieno di nebbia, una nebbia umi.da e ghiaocia che penetrava nell'ossa; i vestiti, le coperte si bagrnav ano oome se piovesse. O-livenne in mente che quakuno poteva riconoscere la giacchetta del padrone. Bisognava che non la vedesse nessuno: gli bruciava ile mani. E quamdo, al pornte •dell'Elsa, le ruote risuonarono sul vuoto dell'arco, fermò il cava1l0 e scese la ripa. Anche il barrocciaio si fermò : ma sotto il ponte, neilla nebbia, non si vedeva nulla. Tito, prese il portafogli e se l'infilò sotto la camiciola ; poi fece un fa– gotto della giacchetta intorno a un ciottolo e lo lasciò cadere lllel fiume. Peccato: una giacchetta, buona. Bibliotec·aGino Bianco
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