Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930
70 D. Oinelli taccapanni? Tito era un violento a freddo: non· pareva, ma era. così: qualche volta, quamdo aveva voluto richiamarlo a1ll'ordine. l'àveva sentito che bolliva, dentro. Maledetto destino! Perché era salito d,alla Fosca, quella sera? Si rammentò o si :figurò di ram– mentarsi che, nel mentre saliva, le scale, quaJlche oosa dentro di sé~ Wl1 avvertimento, un presentimento, gli diceva di non andare. Per– ché s'era lasciato v:iincere da quella voglia, da quella ,smania che quando gli entrava wddosso non c'era verso di resistere ? Ah, averla così vicina, e esser tutto così facile ! Maledetto destino ! l!Ilsommar er•a amdata così. Ora, b~so.gnava rimediare. Ma il tempo almeno~ ill tempo di riflettere ! Sentì il rotolio di un barroccio dietro, vicino; ebbe paura, che fosse Tito, scavalcò il fossetto della strada e si !Ilascose dietro a un loppo : era un barroccio carico di mattoni, ma bisognò aspettare lo stesso che si allontanasse, per non ,dar sospetto. A un tratto gli balenò una isperamza : forse la sua giiwchetta, era ancora appesa all'attaccapamni, in camera della Fosca, e ne•s– suno s'era _accorto di nulla. Quaindo avevamo sentito bussare, nellla. confusione doveva aver messo le mani a destra ,sull'attacc:apainni invece che a siillistra : la sua giacchetta doveva esser ,sempre lìr dall'altra parte: Tito era venuto via subito senza veder nulla .... ma poi si rammentava di Tito al caffè: aveva Ulll·agiacohetta sulle spallle, doveva aver preso la sua .... Andava in llà lentamoote, incerto, svogliato, lasciandosi domi– nare volta per volta dallo scoraggiamento, dal dubbio, dalla spe– ranza. Quando ,si trovò al camcello, invece di prendere la strada che porta davamti sul piazzale, infilò la viottola delll'aia. La finestra di caJinera della Fosca dava sul campo. Tirò qualche sassolino ai vetri e aspettò Ulllmomento. Senza rumore, 1a finestra ,s'apri e si affacciò UJ1a fo:mna biamca: la Fosca; ma prima che egli potesse parlare~ una v,ociinadi ,dentro si lamentò: - Mamma, che guardi? Ohi c'è fuori? La Fosca venne via d,aJllafinestra, e Felice l'udì che diceva: - Nulla; prendevo un po' d'aria. Addormentati; sii buono. Dopo un lUlllgosilenzio, la Fosca tornò alla finestra e si mise-uin dito in croce sulle labbra. E ri-eooo quella voci!Ila di dentro : - Mamma, ho paura. Mi fai venire a letto con te ? E un momento dopo la v•ocina riprese, più iinsistente, piagnuco– losa, ·sgomenta: - Mamma,, torna a letto, chiudi la finestra; ho paura! Felice vide la Fosoo allargare le braccia in llll1. gesto impaziente d'impotenza e chiudere i vetri. Aspettò un poco ,sperando chissà che cosa, poi si decise e prese a •scendere il viottolo. Stava per voltare nella strada di villa, quando si ricordò della gi,acchetta che aveva addosso : i!Il casa non la po- BibliotecaGino Bianco
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