Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

Ritorno sul ~Montello 69!} notte cadcfu abbondamte la pioggia e le acque s'ingr-0ssa,r-0no. Pas– sar-01110 per Volpago dei prigionieri e le donne uscivano dalle case perché votlev•an-0 vedere com'erruno fatti. Già da sei giorni durava la battaglia quando arrivò di rinforzo un i1Iltero corpo d'armata. I reggimenti arrivarono in camions e le artiglierie pure, e subito appena sbarcati incomi1Ilciaro,no l'attacco. Notizie sicure davamo il nemico oome ridotto agli estremi e se ogni t·anto attaccava, lo faceva per mascherare la sua debolezza. Le batterie deltla nostra dli.visione s'erano portate quasi tutte in prima linea e n-0111 vole~ vamo saperne di 0omunicazioni. Già alla sera del sesto giorno s'era avamzato su tutta tla zona. L'attacoo oonti1Iluò il giorno dopo, vennero impiegati anche i battaglioni del genio, il nemico si di– fendeva co11111ididi mitragliatrici che venivruno· distrutti con oon– oontra,menti d'artiglieria. Nel pomeriggio me ne stavo in attesa di ordini sulla porta del villino dov'era il Comando di Divisione e impaziente di muovermi, guardavo pas,sare i barco111idel genio• pontieri, .qua1UdÒ arrivò in automobile il oolonneltlo di staito mag– giore e come se avesse trovato l'uomo che gli ocoorreva, mi fece salire sulla sua macchina, perché aindassi subito al Comando_ del Corpo d'Armata venuto di rinforzo, per portare le ultime notizie della ,nostra Divisione. Il Comando era vici1Iloalla -strada 8, inta- 111ato in u111 vaJHoncello; per il sentiero scendevamo dei port3Jordini dal passo ,svelto. Il Comando stava in una baracca sotto a un grainde velario, sostenuto da p•ali, verde e rossiccio come la terra circostante, per nascondere dall'aJlto l'assembrari:umto di gente che c'era. Ufficiali, soldati, erano tutto u111 3indare e veinire, e altri soldati, forse attendenti, forse portaordini, stavano qua e là fermi e leggermeinte estatici. D'una bellezza ed elegrunza obbligavano a fermarsi per guardarli, e subito davano un incoraggiamento e u111 entusiasmo straordinari, perché con il.aloro :floridezza immobile, in mezzo all'affacoondarsi irrequieto degli altri, convincevano d'essere come esemplari di altre gr-amdi riserve d'uomini pr0111te ad arri– vare in oaso di bisogno. Sulla ,porta della baracca rioonobbi il generale C. della mia stessa città e amico di mio padre. Comandava l'artiglieria di quel corpo d'armata. Alto nella figura e rosso 111ell volto sporgeinte, stava arrabbiMldosi co111 un capitano, perché non aveva ancora preso posizione con la sua batteria. Mi rioonobbe subito e mi diede u!Ilocchiata d'intesa. kppena finì, mi feci avanti e abbreviamdo il saluto, su.biito gli comunicai le notizie deltla mia Divisione. - Due batterie dprese, duecento e cinquanta prigioinieri~ le strade 7 e 6 completamente occupate, si1Iloalla strada militare. - Il generale tratteneva la gioia 111ei suoi occhi e parlandomi Ì1Il dia– letto pareva che pensasse aJHa nostra città vicina. Si volse verso- 1'i1Ilteooo della baraoca e si diede a gridare agli ufficiali presooti 1 BibliotecaGino Bianco

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